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Quattordicesima uscita per Tracks, la collana di No Reply dedicata alle pietre miliari del rock internazionale e italiano. Stavolta tocca a Samarcanda, album che nel 1977 dette la popolarità e il successo, lungamente inseguiti, a Roberto Vecchioni, cantautore tra quelli che più divide il pubblico e la critica in due partiti, come ricorda nel suo contributo critico a questo buon libretto di Mario Bonanno, Edoardo De Angelis: “Il primo ha nome «Roberto Vecchioni è stato, è, e sempre sarà, membro dell’Olimpo della CDI (canzone d’autore italiana)». Il secondo si chiama «Testi di narcisistico sfoggio culturale e musiche noiose»".
Insomma, Vecchioni o lo si ama o lo si odia. In realtà, le cose non sono così semplici e la figura di Vecchioni, almeno negli anni ’70, a mio avviso, è ben più complessa. Ma su questo tornerò dopo. Bonanno ricostruisce la carriera di Vecchioni fino a Samarcanda (e, in brevi note, anche quella successiva), affidandosi anche a dichiarazioni che il cantautore lombardo ha rilasciato in diverse occasioni e corredando il libro con un’intervista al professore. Le domande di Bonanno sono ben fatte, ma Vecchioni spesso delude ed elude la domanda, rimanendo vago, elusivo, stando sulle generali scendendo meno di quello che sarebbe necessario nello specifico che giustamente richiede l’autore. Il quale già per questo dovrebbe avercela col cantautore. Ma si sa, cuore di fan difficilmente s’incrina, così Bonanno non ci dà peso e porta a compimento la sua analisi del disco. Puntuale, analitica, diacronica e sincronica, ricca di spunti tematici interessanti. Come quando si individua il tema della morte come colonna portante di tanta produzione vecchioniana, o si discute il rapporto col padre (Per un vecchio bambino), col fratello (Canzone per Sergio), con l’ex moglie Irene, senza mai cadere nel gossip o nel pruriginoso (Due giornate fiorentine, L'ultimo spettacolo) e con la stessa figura del cantautore vate tanto di moda negli anni 70, voluta, pretesa, contestata se non ritenuta all’altezza (Vaudeville). Insomma, il libro farà felici gli appassionati di Vecchioni a cui ne consiglio caldamente l’acquisto. È quindi davvero un peccato, data tanta bontà, che Bonanno cada rovinosamente nel vizio della critica della canzone d’autore: ovvero considerare solo le parole e non considerare neppure di striscio, o quasi, la parte, musicale, tanto che il successo di Samarcanda, l’album, lo si attribuisce interamente o quasi alla facilità “bambinesca” della title track. Beh, non è così. Ed eccoci al punto cui accennavo prima. Perché Samarcanda, come il precedente Elisir e il successivo Calabuig è un disco ricco di musica, di influenze country rock (Dylan, Young) e pinkfloydiane. Chi comprò il disco all’epoca (c’ero anch’io, tredicenne), non si fermò solo a Samarcanda, ma era ammirato dallo spessore musicale dell’album (poi perso da Vecchioni, pallosissimo dagli anni ’80). È il vizio della critica della canzone d’autore: dimenticarsi che la canzone d’autore dà più rilievo al testo di altre forme canzone, ma è sempre canzone, per Dio! E che quindi il testo vive per e sulle note, acquista spessore in relazione alla musica, ai maggiori, ai minori, agli arrangiamenti, alle sfumature della voce, ecc. una cosa che la critica musicale non dovrebbe mai dimenticare. Altro peccato, passare praticamente sotto silenzio le esperienze “altre” di Vecchioni: i testi per l’album dei Barbapapà (1975) e soprattutto le collaborazioni con I Nuovi Angeli, gruppo di rock melodico italiano dell’epoca. Peccato, perché in Samarcanda, oltre a Angelo Branduardi e Toni Esposito, ci suonano Paki Canzi e Mauro Paoluzzi dei Nuovi Angeli, appunto, e quest’ultimo costruisce il suono del disco: in pratica ne decreta il successo (preparato dal singolo Velasquez da Elisir, dove Paoluzzi, nato batterista, si esibisce in uno dei più spettacolari assoli di chitarra mai registrati in Italia). Paoluzzi viene intervistato, ma non si ricorda molto. Però la musica, appunto, poteva essere indagata criticamente con più attenzione (e il fatto che il bassista fosse Alessandro Zanelli dei proggers Madrugada di Bergamo? Io voglio sapere che rapporti ci sono tra la musica dei Madrugada e quella di Samarcanda).
A ogni modo, bisogna considerare che il pubblico tipico della canzone d’autore di solito si concentra razionalmente (poi emotivamente, la musica conta, ma questo viene ignorato perché “commerciale”) di più sulle parole: quindi il libro non scontenterà sicuramente i suoi acquirenti. Sul lato “parole”, c’è sapienza da vendere.
Articolo del
08/07/2010 -
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