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Confesso di essere stato incerto prima di intraprendere la lettura di questo romanzo, per 2 motivi. Il primo è che adoro il Sorrentino regista di capolavori cinematografici come L’uomo in più, Le conseguenze dell’amore, L’amico di famiglia, Il divo….E dunque ero scettico sul fatto che le doti cosi geniali e raffinate di questo artista potessero essere espresse con uguale efficacia anche in campo letterario, dove il narrare attraverso la scrittura è tutt’altra cosa. Secondo, perché troppe persone intorno a me lo stavano leggendo e me lo consigliavano vivamente: e poiché diffido sempre da quei fenomeni che diventano in qualche misura di massa, ero anche per questo scettico. Per fortuna però che alla fine mi sono convinto, perché ho letto il libro che avrei voluto leggere da almeno 10 anni, da quando cioè Diego Cugia diede vita a quel suo straordinario personaggio che era Jack Folla.
Anche il Sorrentino scrittore costruisce uno straordinario personaggio, Tony Pagoda, cantante napoletano neomelodico, ed attraverso lui e con una struttura narrativa che si articola in 3 fasi, parla al lettore svelando senza remore chi è e cosa pensa. Tony sembra essere l’incarnazione di tutti i valori negativi: traditore con la moglie, cocainomane incallito, ma dotato di una gran voce che lo porta ad essere il leader di un gruppo che negli anni 50-60 se la gode davvero, insieme alla sua band, tra tournee canore di piazze e locali, feste a bordo di yacht sulla lussuosa Capri (con tanto di Peppino di Capri), amicizie poco raccomandabili e vita spinta sempre al limite del vivibile. Ma anche quella vita per Tony, quando la moglie le chiede il divorzio, sembra non abbia più nulla da offrire. E’ tempo di cambiare, e quando ci sente come si sente Tony Pagoda occorre ricominciare da un’altra parte, occorre andare a scoprire cosa ci riserva il nostro destino quando riusciamo a trovare il coraggio di mollare tutto e reinventarci in un altro dove. Perché una delle tante cose che Tony ci dirà è che non è vero che la vita è una sola: forse non saremo come i gatti, ma ne abbiamo di certo altre a disposizione oltre quella che quotidianamente siamo abituati ad accettare. Cosi dopo una mini tournè a Rio de Janeiro Tony decide di rimanere in Brasile. A fare niente, semplicemente. Perché non necessariamente si deve fare qualcosa, quando ci si sente svuotati come Tony. Cosi, dopo 2 anni trascorsi a Rio Tony si nasconde ancora di più, ritirandosi in quella Manaus (capitale dell’amazzonia brasiliana) e terra prediletta dal caldo umido e dagli scarafaggi. Ovvio, in una terra sperduta nel buco del culo del mondo, che nasconde e dà rifugio, c’è sempre qualcuno che ti ha preceduto nella fuga da te stesso: ed è a Manaus infatti che Tony incontra quell’altro straordinario personaggio che è Angelo Ratto. Con il quale diventa inseparabile compagno per quei 18 anni trascorsi al limite della giungla, fino a quando alla porta di Tony bussa Fabietto, deputato della repubblica italiana, imprenditore, capitano di industria, che vuol riportare Tony in Italia...
Forse, da un punto di vista strettamente letterario, il romanzo non è perfetto: in qualche frangente delle 3 vite di Tony talvolta si dilunga sul non necessario, talvolta sembra smarrirsi nel tentativo di mantenere uniti nel racconto personaggi diversi e non abbastanza messi a fuoco. Ma non c’è dubbio che anche con questa prova di esordio nel campo della scrittura Sorrentino dimostra di avere talento da vendere. Vuole dire delle cose, vuole urlare un disagio, vuole metterci in guardia sulla decadenza culturale di questa Italia divenuta sempre più misera. Vuole sottolineare l’impoverimento del nostro linguaggio, che si è ridotto a dire figo per riassumere ogni giudizio sulle cose; vuole riflettere su cosa si sarebbe perso un italiano che, come Tony, se ne và per venti anni dall’ italia e poi ritorna allo scoccare del nuovo secolo; vuole denunciare come, nel passaggio tra quella che stata la prima repubblica a quella che hanno chiamato la seconda (anche se di repubblica c’è sempre meno) si sia passati da un mondo imperfetto, ma tutto sommato accettabile, ad un modo corrotto, dove i nuovi capitani d’industria nonché deputati per l’appunto di una repubblica ormai inesistente provano a comprare la voce come l’amicizia, forti del loro potere dato dal libretto degli assegni. Sorrentino è un giovane, straordinario talento: ma Tony Pagoda ha ottansei anni, e il lungo racconto delle sue 3 vite è la lucida e drammatica fotografia di una Italia in caduta libera, senza più freni morali o etici; dove Tony Pagoda, ex cantante neomelodico, ex cocainomane, traditore tradito, forse è il migliore esempio di onestà, trasparenza, moralità, che possiamo incontrare in questo deserto di sentimenti umani che ci abbandonano ad un senso di solitudine cosi forte.
Artista vero, Sorrentino, talento naturale: da ascoltare e non sottovalutare mai, perché i terreni che sta esplorando con il suo cinema ed ora con la sua scrittura sono bisturi che entrano chirurgicamente nelle nostre coscienze. E, a meno che non vogliamo continuare tutti a vivere sotto una perenne anestesia totale, non possiamo non sentire il dolore di quel bisturi, e di conseguenza non possiamo non reagire. Grande, grandissimo Tony Pagoda: una sola domanda mi piacerebbe farti. Ci hai più volte rivelato di voler vivere con le tendine alle finestre. Ma per nasconderti un po’ di più, per avere un riparo più discreto dal mondo esterno nella tua stanza….o per vedere più sfocato quello scempio di questa Italia che si vede dalla tua e dalla nostra finestra????
Articolo del
06/08/2010 -
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