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Due firme pesanti, anzi pesantissime, per sciogliere un nodo quantomai complicato: Ernesto Assante e Gino Castaldo (critici musicali de “La Repubblica” e già autori di numerosi pubblicazioni editoriali) tracciano a chiare righe la storia di tutto ciò che è stato necessario affinchè nascesse il rock’n’roll. “Genesi” appare il contenitore di una serie di ingredienti, a volte plausibili altre volte più ricercati, e all’interno di questo contenitore ideale si possono trovare spunti ed episodi che per il lettore potrebbero essere anni luce distanti dalla tradizione musicale del rock e del pop. Eppure, anche per una ammissione degli stessi Autori in premessa, la serie di eventi che hanno fatto da preludio alla esplosione rivoluzionaria del rock’n’roll appartengono a una serie di “sistemi complessi” attraverso i quali il genere “volgarmente” chiamato rock si è sviluppato con alti e bassi vistosi. Per rendere la musica rock riconoscibile, Castaldo e Assante hanno scelto di ricercare, sin dalle radici musicali più profonde, le diverse paternità a cui questo genere musicale si è ispirato e ha tratto linfa vitale. Innanzitutto il luogo, gli Stati Uniti, patria una ed assoluta del rock: la musica popolare americana dal folk, al country al jazz, contiene tutti quegli elementi spesso riconoscibili nello stile e nelle sonorità di gran parte della musica moderna. Secondo Assante e Castaldo “...il rock non nasce dal nulla ma è figlio di una lunghissima evoluzione della musica popolare dall’alba del mondo fino agli anni Cinquanta”: un concetto che introduce la parte sostanziale del libro, un principio che spiazzerà molti, soprattutto chi pensava di cavarsela con una buona biografia dei giganti e dei pionieri del rock’n’roll. Ecco perchè c’è grande spazio in questa “Genesi” per una accurata disserzione sul folk americano, lo swing, il jazz e il blues delle origini: è una caccia grossa ai veri precursori della musica popolare moderna, visto che Cole Porter, Muddy Waters e George Gershwin sono da considerare a pieno titolo degli eroi del pop del loro periodo. L’operazione di avvicinamento ai fatidici anni Cinquanta è preceduta da una breve analisi delle condizioni sociali che hanno permesso il boom econimico in America con l’avvento di una nuova figura, quella del teenager: per raccontare questa fase esplosiva della storia americana (in Italia il benessere arriverà dieci anni dopo) rimane fondamentale il riferimento al testo di David Buxton, Il Rock: star system e società dei consumi. In presenza di una emancipazione “consumistica” esplosiva di una massa di giovani americani galvanizzati da una società libera e piena di opportunità, esplode il rock’n’roll. Il paloscenico era pronto da tempo, visto che la struttura musicale del rock era già presente da tempo in molti fenomeni musicali degli anni trenta e quaranta, mancava il pubblico, la massa che in presenza dei nuovi idoli non ha esitato a strepitare, muoversi e soprattutto consumare. Una spiegazione materiale che è comunque alla base del fenomeno iniziale e attuale della musica pop: in presenza del grande interesse del pubblico si assiste ad una incredibile diffusione via radio e dal vivo inizialmente, e sulla televiosione non molto più tardi. L’America di Elvis Presley, Chuck Berry, Jerry Lee Lewis, Buddy Holly ed Eddy Cochran brucia tanta abbondanza di energia in un lampo temporale, ma Assante e Castaldo considerano la parentesi del rock’n’roll presto conclusa: i numerosi incidenti che hanno falcidiato i giovani talenti del rock e la rapida sottomissione al “sistema “ di Elvis con l’accettazione degli obblighi di leva, rappresentano “la fine della fase più autentica e più sovversiva del fenomeno”.
Articolo del
29/01/2002 -
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