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Spostare l’orizzonte per Eugenio Finardi è un’occasione per raccontare, nell’omonima pubblicazione di Rizzoli, ‘passioni riflessioni e ricordi del ribelle della musica italiana’. Il volume, scritto a quattro mani con l’amico Antonio G. D’Errico, ripercorre la carriera musicale del cantautore lombardo dagli ‘esordi degli anni ’70 passando dalle grandi hit come Extraterrestre, Musica ribelle, fino alle odierne esibizioni alla Scala. Racconta la sua storia e delinea la rotta del suo andare, del suo fare musica e del suo sentire: sognatore, istrionico, disordinato, romantico, idealista sempre sopra le righe.
Il padre nobile lombardo e la madre cantante lirica americana ipovedente fondono in lui una doppia identità che lo farà sentire sempre un po’ diverso, alieno ma con una visione artistica e del mondo duttile, innovativa e del tutto personale che lo rende unico. Con la nascita della figlia Elettra, Finardi trova un nuovo mondo che gli rimescola l’apparente equilibrio dato dalla notorietà e fa riaffiorare con prepotenza tutte le pulsioni dell’artista ribelle e indisciplinato che in questa inedita situazione si confronta con la malattia. Senza pudori o false reticente racconta il suo rapporto con lei e la disperazione di un padre che non sa come rispondere alle nuove domande sulla diversità. Scrive: ‘Ci sono canzoni che esprimono in tutta la sua drammaticità la condizione in cui eravamo sprofondati’. Ma la musica gli permette di interrogarsi ad altri livelli, di affrontare ed elaborare su nuovi percorsi anche questa esperienza. E poi il divorzio e altre cose della vita, raccontate con la serenità di chi ha trovato un nuovo orizzonte, anzi di chi l’ha saputo spingere un po’ più in là. Già da qualche anno nei suoi concerti aveva preso l’abitudine di alternare i brani più importanti della sua carriera con brevi introduzioni, ricordi e riflessioni condividendo con il pubblico in modo più esplicito il suo andare, sperimentare, scoprire.
Spostare l’orizzonte, nel suo cammino, è il passaggio obbligato di un movimento interiore affinato con il progetto che nel 2008 gli ha valso la Targa Tenco come miglior interprete. Il lavoro era un omaggio a Vysotsky, cantante e poeta russo, che gli indica: ‘Trova il punto estremo e sappilo varcare e vedi di spostare l’orizzonte’. Suggerimento che nella sua quarantennale carriera attraversata da momenti diversi a livello personale e artistico, avrà più volte osservato.
Articolo del
21/02/2011 -
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