|
Musica, folklore e cultura del Sud si intrecciano nelle pagine di questo libro davvero interessante scritto da Eugenio Bennato, musicista e cantautore, fra i fondatori della Nuova Compagnia di Canto Popolare, il primo gruppo che si dedicò ad una ricerca etnica sulla musica popolare dell’Italia del Sud.
Erano gli anni Settanta e la NCCP conquistò i favori di migliaia di giovani interessati a riscoprire suoni, colori e parole della loro terra. Più tardi Eugenio Bennato ha fondato Musicanova, un altro collettivo musicale che ha sempre e comunque la cultura popolare come punto di riferimento. Nel 1979 pubblica Brigante se more, un album che riscopre la genesi e le tante storie del brigantaggio meridionale, un movimento che aveva dei risvolti insurrezionali, a sfondo politico e sociale. Le azioni violente, le rapine, le estorsioni che videro come protagonisti i Briganti del Sud si contrapposero prima alle truppe napoleoniche poi ai Borboni e infine all’esercito italiano, dopo la proclamazione del Regno di Italia. E proprio da qui parte il libro scritto da Bennato, che si avvale della prefazione di Carlo D’Angiò, all’epoca cantante di Musicanova e coautore di una ballata dalla struttura semplice, ma quanto mai efficace, intitolata appunto Brigante se more, che apre quel famoso disco del 1979. I Briganti della canzone erano quelli che si adoperavano in azioni di rapina e in attacchi improvvisi contro l’esercito Piemontese nel 1860, gente che - sebbene stanca del dominio borbonico - non voleva affatto passare da un servo all’altro. Volevano libertà, volevano giustizia e quella ballata finalmente ci riusciva, almeno sotto il profilo del riconoscimento storico, molti anni più tardi. A dire il vero, ci sono state voci che attribuivano la reale genesi della ballata ad un manoscritto scritto un secolo prima non si sa bene da chi, e nascosto non si sa bene dove. Però le pagine del libro chiariscono come la canzone sia stata effettivamente scritta nel 1979, su richiesta di Antonio Giulio Majano, il noto regista che voleva un brano che potesse essere colonna sonora di L’eredità della priora, lo sceneggiato Rai a cui stava lavorando in quel periodo. Il testo di Bennato non si limita a ripercorrere le motivazioni e gli spunti culturali che portarono alla stesura di questa ballata (viene pubblicato anche lo spartito originale della canzone) ma recupera anche dei documenti del passato e procede oltre, fino a dedicare un capitolo intero a Roberto De Simone, che per lui è stato sempre un grande vero Maestro. Si parla anche delle caratteristiche dello Stile della Canzone Popolare e sul finale, si torna a parlare del brigantaggio su un piano più decisamente storico, affidando alle parole di Carmine Crocco prima e di Maria Rosa Cutrufelli poi, quelle che erano le motivazioni delle azioni violente che seguirono all’Unità di Italia. Le storie del brigante Ninco Nanco (ritratto sulla copertina del libro) e della brigantessa Michelina De Cesare riportano in vita figure realmente esistite ma che assumono dei contorni di natura mitologica. Il libro contiene anche una bellissima collezione di fotografie d’epoca ed un parallelo fra le lotte dei contadini del Sud (i Briganti) e quelle degli Indiani d’America.
Un’opera che si legge tutta in un fiato e che ti fa nascere dentro il desiderio di tornare in quei luoghi, in Campania e in Basilicata, per assaporare suoni ed ascoltare storie raccontate in modo autentico e vero. Da leggere.
Articolo del
11/03/2011 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|