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La pubblicazione di Born To Run nel 1975 ha segnato indubbiamente una svolta nella carriera artistica di Bruce Springsteen. Il Boss era al suo terzo disco all’epoca ma questa volta, al contrario delle altre due uscite precedenti, fece centro subito sia nei giudizi della critica che nel cuore del grande pubblico del Rock. Testi poetici, impronta musicale decisamente melodica, ma con l’energia e aggressività del punk, oltre ad una vocalità estremamente diretta e comunicativa, hanno dato uno spessore unico a canzoni come Thunder Road, Born To Run e Jungleland, che sono poi diventati dei classici nei live act di Springsteen. Il Sogno Americano viene rivisitato da Bruce con sincerità, ma anche con grande amarezza. C’è però anche tanta voglia di riscatto in quelle canzoni, c’è il desiderio di uscire da facili clichè e di ritrovare la strada per ricominciare. E’ inutile stare a ricordare i tanti riconoscimenti, i numerosi dischi d’oro e di platino che Born To Run ha raccolto fra il 1975 ed il 2000. Non serve: le note di quelle canzoni abitano ancora nei nostri cuori, ed è quello il premio più ambito da ogni artista che si rispetti.
Fra i più grandi sostenitori dell’unicità e della bellezza di questo album possiamo annoverare Louis P. Masur, docente di Studi Americani al Trinità College presso l’Università di Hartford, nel Connecticut. Il Professore ha pensato bene di dedicare un intero saggio non tanto alla vita di Bruce Springsteen quanto alla genesi del disco, giustamente considerato come un’opera da cui fosse impossibile prescindere per chiunque volesse comprendere qualcosa di più della società americana moderna. In quel grido di strada, in quella esplosione di poesia Rock che si chiama Born To Run c’è davvero di tutto: dal desiderio di evasione di una gioventù stretta nei canoni espressivi di una classe media bigotta alla voglia di credere in una nuova Terra Promessa, dalla affermazione della propria identità personale alla scoperta che non esiste individualità senza un tessuto di relazioni sociali pronto ad accoglierla, senza dignità, senza amore. Questo testo è un diario di bordo, un libro davvero interessante attraverso il quale potrete cogliere tutto il dolore e la sofferenza che procura mettere a nudo le proprie emozioni, la sfera più intima di sé. Il disco viene analizzato e vivisezionato, viene messo a confronto con la scena musicale dell’epoca e sono riportate anche per esteso le prime osservazioni critiche e recensioni ricevute dal disco in U.S.A. Potrete leggere dichiarazioni e confidenze - sia di Springsteen che degli altri grandi musicisti della sua band - riguardo la genesi dei brani del disco. Quel genere di informazioni che vanno oltre un saggio biografico e che servono per mostrare a tutti come si scrive un disco del genere.
La lettura di questo libro, scarno ed essenziale, ma scritto benissimo, fa venire voglia di mettere su un gruppo e partire, ti permette di riscoprire la necessità di una sfera musicale che sia in collegamento diretto con la parte più intima di sé. Da possedere.
Articolo del
04/04/2011 -
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