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Ok, diciamolo subito. Pablito Mon Amour è uno dei più bei romanzi che mi sia capitato di leggere negli ultimi tempi. Esordio letterario di Davide Golin, il libro racconta la carriera di Paolo Rossi con gli occhi di un ragazzino di provincia, anzi, di quella Vicenza in cui il Nostro esplose consacrandosi quel campione che conosciamo e che fu. Ma questo non è un libro sul calcio. Perché dietro alle vicende di Paolo Rossi c’è la biografia tormentata del protagonista, il piccolo Davide, che vive sulla sua pelle tutti gli scotti del passaggio dalla pubertà all’età adulta.
E però non di solo romanzo di formazione si tratta: ché dietro a queste due storie ce n’è un’altra, più vasta, che non riguarda solo gli appassionati di calcio o i ragazzini di provincia. C’è l’Italia, colta nel suo passaggio epocale tra anni ’70 e anni ’80. Il bello del libro sta proprio qui: nell’illuminarsi a vicenda di tre storie che hanno tutte al centro la perdita dell’innocenza. Perde l’innocenza Paolo Rossi, che passa da ragazzino che ama alla follia il calcio a prima superstar sponsorizzata del calcio, perfino coinvolta, probabilmente suo malgrado e per pura ingenuità, nello scaldalo del calcio scommesse del 1980. Perde l’innocenza il piccolo Davide, che si scontra con la scoperta del sesso, la morte del padre, l’ipocrisia della Chiesa e dei baciapile. Perde l’innocenza il mondo del calcio, che passa da presidenti di squadre di calcio come l’arruffato trafficone Giussy Farina al già allora dispensatore di promesse mai mantenute Silvio Berlusconi, da allenatori libertari e fantasiosi, sia pur con juicio, come G.B. Fabbri a scienziati freddi e calcolatori come Arrigo Sacchi. Perde l’innocenza l’Italia, che passa dai violenti e sanguinari, ma sinceri, umani, a misura d’uomo anni di piombo all’ipocrisia vuota e dilagante degli anni di fango su cui è costruito il nostro presente. Il mondo di Pablito Mon Amour non è quindi quello di un’operazione nostalgia vintage: ma è un appassionato studio sociologico e oserei dire anche antropologico sulle trasformazioni della società italiana, viste attraverso le cartine di tornasole del calcio, la passione nazionale, dei miti e dei riti collettivi e della provincia come angolo da cui scorgere ciò che altrove forse non è così chiaro.
Ottimamente scritto, con una prodigiosa capacità da parte di Golin di mutare stile a seconda dell’età del protagonista, della voce narrante e dell’argomento, e di cambiare tono, passando dall’elegiaco al drammatico al comico e allo scanzonato, con un grande equilibrio nella struttura narrativa (personaggi e situazioni che si corrispondono illuminandosi), Pablito Mon Amour è l’opera prima di un nuovo, grande, scrittore.
Articolo del
27/04/2011 -
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