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Commentare i testi dei Beatles non è impresa facile né agevole. Prima troppo scioccherelli e veramente da boy band, tranne per qualche puntata in una sottintesa provocazione sessuale che, tra 1962 e 1963, faceva davvero effetto. Poi, man mano, densi di nonsense carrolliani e di riferimenti a vite e incontri personali, de facto e spirituali. In più, preoccupazione che sarà stata di Padalino, come scrivere un libro su questo argomento che non sia la riedizione/plagio di La storia dietro ogni canzone dei Beatles di Steve Turner? Tenendo anche conto che, da Across The Universe in poi (il musical del 2007, intendo) i Fab Four sono prepotentemente tornati di moda tra i teenager? Bei problemi.
E bella risposta quella che trova Padalino, sorretto da una scrittura sempre vivace e immaginifica, già mostrata in Il ballo di San Vinicio, suo saggio del 2009 dedicato alla vita e alle opere di Capossela. Cosa fa il critico friulano? Saltella nel tempo e nello spazio: per mostrarci l’attualità di certe canzoni d’amore spulcia in forum e blog d’oggidì; per evidenziare l’universalità di certe situazioni del cuore ricorre a piccole spiegazioni di psicologia; per sottolineare come certi testi, in apparenza banali canzoni d’amore, in realtà parlino d’altro, fruga nel vissuto personale dei Quattro di Liverpool scovando aneddoti ben conosciuti forse solo ai beatlesiani più incalliti. E tutto questo senza dimenticare di raccontarci l’impatto che la band ebbe sul costume dell’epoca e sulla vita dei teenager d’allora. All’inizio quello di Padalino è un fuoco d’artificio scoppiettante e divertente, che ipnotizza e ammalia; poi, verso il centro del volume, mostra un po’ la corda, e si preferirebbero più dati sulla biografia dei Beatles e le circostanze di nascita di ogni canzone. Ma questo, a dirla proprio tutta, non per colpa di Padalino: semmai di quei quattro che c’hanno messo così tanto prima di tirar fuori dei testi notevoli. Difatti, a partire da Rubber Soul e molto di più con Revolver, la situazione migliora e torna alla godibilità d’inizio: segno che la colpa non era tutta dell’allenatore, ma che la squadra non dava il meglio di sé.
E così, si aspetta golosi e curiosi, come gli animaletti di certe pubblicità di un tempo che ormai già fu, la seconda parte dell’opera testuale dei Beatles, già in preparazione: quando i Nostri diedero il meglio di sé, tra visioni acide e stonate, avventure spirituali e disamine dei rapporti personali altrui.
Articolo del
09/05/2011 -
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