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A quarant’anni esatti dalla pubblicazione di uno degli album più sperimentali del Battisti mogoliano, Amore e non amore, esce questo bel saggio di Donato Zoppo, che, come evidenziato dal titolo, sviscera i temi del disco (una riflessione su cosa sia veramente l’amore), approfondisce l’inizio dello svincolamento del cantautore reatino dalla Ricordi (il divorzio avverrà proprio a fine 1971) e dai meccanismi più ovvi del pop (che diverrà totale collaborando con Panella) e il suo approccio libero alla composizione musicale, analizza le ragioni della censura che colpì i quattro brani cantati del disco.
Zoppo, si sa, scrive bene. E a questa dote unisce una indagine certosina e approfondita tra archivi giornalistici dell’epoca, pubblicazioni critiche su Battisti, interviste ai collaboratori dell’epoca, non solo musicali, ma anche televisivi, per dirne una. Ne esce fuori un libro che più completo non si può. Dal riassunto della carriera battistiana precedente all’album (forse lunghetto, ché son robe che già si sanno, ma narrato con chiarezza cristallina) alle vicende ad esso legate, tra prodromi e seguiti (Le tre verità ed Elena no, che si scoprono due brani non solo idealmente legati ad Amore e non amore, ma inizialmente destinati ad esso), Zoppo confeziona un libro che sfata la convinzione diffusa in alcuni che ormai su Battisti sia già stato detto tutto. Lungi dall’essere un’operazione commerciale (come qualche fan puro e duro seguita a bollare ogni uscita battistiana), è un libro importante ed essenziale nella bibliografia dedicata al re degli anni 70. E ha il merito di ricostruire benissimo anche il clima di quegli anni: le pagine dedicate alla ricostruzione delle modalità con cui operava la censura in Rai sono pura e semplice storia di costume, e fanno testo anche in campo storiografico. Zoppo si leva anche lo sfizio, che lascia pure non sottolineato, di uno che se non è uno scoop poco ci manca. Intervistato da Zoppo, Pompeo De Angelis, ideatore di “Speciale Tre milioni”, la trasmissione di cui fu sigla Una poltrona, un bicchiere di cognac, un televisore, 35 morti ai confini di Israele e Giordania, afferma che “mentre discutevamo, scoprimmo che entrambi ammiravamo Joseph Schumpeter. Con gran sorpresa constatai che due canzonettari come noi coltivavano il desiderio segreto dell’eutanasia del capitalismo”. Schumpeter, economista austriaco conservatore, era convinto che la fine del capitalismo sarebbe stata inevitabile e che si sarebbe arrivati democraticamente al socialismo. Se si somma questa dichiarazione con quelle di Claudio Maioli a Luciano Ceri secondo cui Battisti era molto interessato al congresso del “Manifesto” e a quelle di Bob Tallero che ricorda Lucio discutere con Mogol l’intenzione di votare PCI alle elezioni del 1975, si mette la definitiva pietra tombale alla “leggenda nera” che vorrebbe Battisti simpatizzante di estrema destra. Conclusione che sorprende perfino me, che alla leggenda nera non ho mai creduto, ma uno schieramento ideologico dall’altra parte, sia pure riformista, non l’avrei mai ritenuto possibile. Anche per questo (lo scoop, non lo schieramento ideologico), se non bastasse tutto il resto, il libro di Zoppo vale tutti i suoi 22 euro. Sganciate e gioite.
Articolo del
13/06/2011 -
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