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Ennesimo libro su Battisti. Massimo Del Papa decide di affrontare l’argomento da un punto di vista inusuale e poco sfruttato: leggere i dischi di Lucio come riflesso dei tempi in cui furono pubblicati.
Operazione rischiosa. Innanzitutto perché né i testi di Mogol, né quelli di Velezia-Lucio, e quelli di Panella men che meno contengono riferimenti diretti alla cronaca dei tempi in cui sono stati concepiti. E poi perché i primi dischi del reatino, Lucio Battisti, Emozioni, Volume 4 sono in realtà raccolte che assemblano in modo vario e svagato materiale compreso tra il 1966 e il 1971. Anyway, Del Papa confeziona un libretto godibile, che peraltro avrebbe potuto evitare qualche svarione. A partire dall’affermazione (p. 12) secondo cui nel covo delle Brigate Rosse di via Montenevoso a Milano il 1 ottobre 1978 i carabinieri avrebbero ritrovato l’intera discografia di Battisti. Ci sono caduto anch’io, in passato, e lo afferma il peraltro ottimo Leo Turrini in Battisti. La vita, le canzoni, il mistero: ma la notizia è senza fonte e l’archivio della Stampa menziona solo il possibile arresto di un certo De Battisti in data 6 ottobre. Un'altra leggenda metropolitana, dunque, come quella della citazione di “le discese ardite e le risalite” in un comunicato BR, peraltro non ripresa da Del Papa: per verificare che è una bufala, basta andare su www.brigaterosse.org e consultare l’archivio a colpi di Crtl+F (io l’ho fatto: divertitevi anche voi). Altre inesattezze che spiacciono: “Ahò, qua nun me ferma più nessuno”, Battisti lo dice non a Sanremo, ma durante il Cantagiro (p.18); Non è Francesca non è mai stata in predicato di partecipare a Sanremo 1969, in quanto già edita nel 1967 nella versione dei Balordi (p. 18); la trasmissione in cui Battisti viene contestato dai “ggiovani” non era radiofonica, ma televisiva, tanto che si può vedere su You Tube (p. 41); Amore e non amore non è il terzo album di Lucio, ma il quarto, perché a Lucio Battisti è seguito un Volume 2 edito solo su cassetta, come scoperto dall’ottimo Michele Neri (p. 42) e non è autoprodotto con la Numero Uno, perché esce per Ricordi (p. 43); Volume 4 non è un 45 giri, ma un LP, a 33 giri (p. 51); Umanamente uomo: il sogno e Il mio canto libero non hanno più o meno gli stessi musicisti, perché solo Massimo Luca rimane allo stesso strumento, Reverberi e Lavezzi cambiano ruolo, Salvador e Cicco suonano solo in un brano del secondo LP citato, che invece schiera otto musicisti nuovi (p. 56); “compact disc” non si scrive con la “k” ma con la “c”, come mostra il suo marchio registrato; nel 1974 avvengono prima la strage di Brescia (28 maggio) e poi quella dell’Italicus (4 agosto) e non il contrario (pp. 70-71). Infine, crea un po’ di disappunto il fatto che la quarta di copertina sia praticamente identica a quella del citato libro di Turrini: cambia solo l’ordine delle citazioni (ma di questo non si può fare una colpa a Del Papa, sia chiaro).
Nonostante i difetti, ripeto, il libro è godibile, anche se il nesso cronaca-canzoni non sempre è stringente, e sfodera una visione critica dell’opera battistiana a tratti personale. Bello l’afflato lirico del capitolo finale. In attesa del vetriolo che la penna polemica di Del Papa è in grado di produrre dalle colonne del suo blog (http://babysnakes.splinder.com) e a cui mi immolo (ma ci rinuncio anche volentieri, eh), direi che il libretto è sfizioso, ma per completisti. Non essenziale, veh.
Articolo del
23/06/2011 -
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