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“Cento (uno) viaggi nella scrittura cantata italiana”? Non sarà mica una boiata galattica come Playlist. La musica è cambiata di Luca Sofri (2008)? No, tutt’altro. Innanzitutto perché l’autore non è un figlio di papà tronfio e pieno di sé, tuttologo a tempo perso, ma uno che della e nella canzone ci vive, avendo scritto testi, negli anni, per Renato Zero, Antonello Venditti, Michele Zarrillo (lo so, state storcendo il naso: ma aspettate e leggete qualche riga più in là...), Sergio Endrigo, Premiata Forneria Marconi (Ulisse e Dracula), Franco Califano, Patty Pravo. Ornella Vanoni e Lucio Dalla (Rispondimi). Ed essendo venuto fuori dal Folkstudio. E poi perché questo libro non è una banale collezione di consigli su come costruirsi una playlist, ma una mini-storia della canzone italiana, dagli inizi del Novecento ad oggi.
Un viaggio affascinante, in cui Incenzo riversa a piene mani non solo la propria sensibilità e competenza di autore, ma anche nozioni sociologiche, musicologiche, filosofiche e psicologiche attinenti al mondo-canzone. In pillole, un libro di musica fatto come dovrebbe essere fatto un libro di musica. Riannodando cioè i fili che collegano realtà sociale, pubblico di riferimento, sensibilità dell’autore di canzoni di volta in volta preso in esame, rapporti coi generi, con la tematica affrontata e con la tradizione, importanza della canzone e dell’autore esaminati per l’evoluzione successiva della storia della musica italiana, rapporti tra il testo e la musica che lo sostiene, nella piena consapevolezza anche teorica della peculiarità della forma canzone, che non è poesia e non musica strumentale, analisi tecnica, retorica, semantica del brano proposto come snodo fondamentale o esemplare dell’iter della canzone italiana negli ultimi 100 anni. Chapeau! Certo, non tutto è oro quello che luccica. Sono brutti soprattutto i tanti refusi che un buon lavoro di editing avrebbe dovuto eliminare, ma che sempre più di rado viene effettuato o affidato a mani competenti (leggi: che conoscano l’argomento del libro e la grammatica italiana): così assistiamo con dispiacere a un uso creativo della virgola, spesso illogicamente interposta tra soggetto e verbo, con fatica del lettore; troviamo titoli errati e storpiature dei nomi di artisti stranieri (EltHon John, con la “h” nel primo nome, ripetuto per tutto il volume, è cosa che grida vendetta a suon di randellate). Inoltre, il buon (e bravo) Incenzo scivola nei dati musicali quando affronta realtà a lui non proprio affini, per genere e generazione, come i CSI (che vengono presentati come epigoni di MC5, Ramones, Bauhaus, Kraftwerk e Pil, quando in realtà il riferimento punk vale per i CCCP, semmai, e non al punk 77 o pre-77, ma all’hardcore punk anni 80 di band come gli inglesi Varukers. L’unica band che ci sta sono invece gli Einsturzende Neubauten, che però non sono punk come dice Incenzo...) e i Krisma (presentati come duo dub-pop, quando in realtà sono electropop).
Questi riprovevoli errori, riprovevoli tanto più perché non corretti, non inficiano però né la buona sostanza del libro né l’analisi dei pezzi dei due artisti italiani suddetti: se casca sui generi, in questi due episodi, Incenzo si mantiene però saldamente in piedi nel coglierne peculiarità e importanza. Un raro esempio di competenza, professionalità e sensibilità. Un libro pieno di spunti (e anche di qualche aneddoto gustoso) che vale cento storie della canzone italiana dei tromboni della critica italiana. Da comprare e leggere assolutamente. Non ci sono scuse.
Articolo del
17/11/2011 -
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