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Nicola Artuso
Te lucis
2011
Il prato
di
Renzo Stefanel
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Non è mica da tutti concepire una pentalogia. E zitto zitto, arrivare al terzo romanzo e rischiare di completarla tutta. Nicola Artuso lo sta facendo: dopo Il passo perfetto (2004) e Mádhar (2009), vincitore del Premio nazionale “Più a Sud di Tunisi”, arriva questo bel Te lucis.
La materia di Artuso è strettamente autobiografica. A loro modo, ognuno di questi romanzi è un romanzo di formazione, che si parli di un pellegrinaggio a Santiago di Compostela fatto da laici per trovare se stessi e vincere i propri fantasmi interiori (Il passo perfetto), delle vicissitudini tossiche che portano un paio di amici a perdere il senno inseguendo fantasmi di complotti legati a messaggi criptati in The Wall dei Pink Floyd (Mádhar) o di un quindicenne e della fantastica estate in autostop su e giù per l’Italia, alla ricerca dell’amicizia vera, dell’illuminazione tramite le droghe, del vero se stesso e di quello che vuole fare nella vita (Te lucis). Pellegrinaggio interiore avvenuto (nell’immaginazione o nella realtà?) nel 1981 (si capisce dal fatto che quando Lucio, il protagonista, arriva alla stazione di Bologna, pensa all’attentato avvenuto l’anno prima), in un’Italia che non è ancora entrata negli anni 80, specie in provincia (e certe province toccate dal vagabondaggio non hanno ancora conosciuto i 60, come Stromboli e Maglie) e in cui si possono incontrare quindi autostoppisti celebri (come maniaci che ci provano) come hippies totalmente fuori e convinti di essere degli sciamani. Le passioni di Lucio suonare e fotografare: entrambi mezzi per cercare se stessi, la propria luce interiore. Attraverso gli incontri e le vicissitudini di un’estate intensissima, Lucio la scoprirà e sarà più sicuro di sé nell’affrontare la vita.
Meno sconvolgente e lisergico di Mádhar, con il vizio di riproporre in qualche modo lo schema narrativo di Il passo perfetto, Te lucis è comunque un romanzo che si fa leggere con piacere e ha in sé quel tanto di picaresco che ne farebbe un’ottima base per una sceneggiatura cinematografica. Artuso, anche in una prova minore, si conferma autore da tenere d’occhio: prima o poi qualcuno se ne accorgerà.
Articolo del
16/11/2011 -
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