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"Find me... find me, nothing more / We are on a sullen misty moor / We may be dead and we may be gone / But we will be, we will be... right by your side / Until the day you die!" ("Trovatemi... trovatemi, non chiedo altro / Siamo in una brughiera tetra e oscura / Forse siamo già morti e forse siamo già scomparsi / Ma noi resteremo, resteremo... sempre al vostro fianco / Fino al giorno in cui morirete!"). Chissà se Belinda Bauer è una fan degli Smiths e conosce Suffer Little Children. Di sicuro è inglese e, anche se non dichiara l’età, pare avere quella giusta per ricordarsi dei “delitti della brughiera” (“Moors Murders”) che sconvolsero Manchester e l’Inghilterra tutta tra il luglio 1963 e l’ottobre 1965: cinque, tra bambini e adolescenti, scomparvero, uccisi e seviziati dalla follia omicida di Ian Bradly e della sua compagna Mira Hindley, che ebbe pure il fine buon gusto di farsi fotografare da Ian accucciata sopra una delle tombe (la foto è su Wikipedia). Come Bauer dichiara nella postfazione, Blacklands non doveva essere in origine un romanzo giallo, ma una storia incentrata sul rapporto tra nonna e nipote: “Ma dopo aver visto alla televisione la madre di un bambino assassinato è scoccata la scintilla. Ho iniziato a farmi domande sull’impatto causato da crimini […] i cui effetti si protraggono per anni, intere vite, perfino generazioni”.
E lì, c’è da scommetterci, mentre nasceva Blacklands, Bauer dev’essersi ricordata dei Moors Murders. Certo, al posto di Saddleworth Moor e di Manchester ci sono l’Exmoor National Park, Bideford, Barnstaple, South Molton e Shipcott, in Cornovaglia; e a quello di Bradly e Hindley c’è Arnold Avery (dal cognome ispirato a Tex, il grande cartoonist?), per di più già in galera. Ma i bambini che chiamano dalla brughiera perché qualcuno li trovi ci sono. In particolare, un bambino, Billy Peters. Che la nonna del protagonista, Steven Lamb, ha atteso invano tornare. Steven, cresciuto in una casa e in una famiglia su cui grava come un peso insopportabile quella scomparsa (Lettie, la sorella di Billy, è la mamma di Steven; ragazza madre, non è mai riuscita a crearsi una relazione stabile. Come Lettie non era la preferita della signora Peters, anche Steven non è il preferito di mamma): per restituire alla sua famiglia la serenità e la gioia che il destino sembra avergli sottratto per sempre, Steven si lancerà in un’impresa sovrumana, vero agnello sacrificale.
Il romanzo è costruito benissimo e la capacità di Bauer di assumere credibilmente i punti di vista e il modo di ragionare dei vari personaggi è impressionante, tanto più se si considera che questa è la sua opera prima. Finale da cuore in gola, che si fa leggere tutto di un fiato, nonostante si snoccioli per 44 pagine. Alla fine vi ricorderete di quella vecchia foto di Mira Hindley.
Articolo del
19/11/2011 -
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