Diciamocelo: un anno fa Vecchioni era il più out of time della generazione dei cantautori storici, quelli degli anni 70. Poi, la vittoria a Sanremo et voilà, tre libri solo quest’anno: Miti e parole di un lanciatore di coltelli di Ernesto Capasso per Arcana, la riedizione di Scacco a Dio, il romanzo di Vecchioni uscito due anni fa per Einaudi, e questo Professore e gentiluomo di Riccardo Storti, per i tipi di Aereostella, la casa editrice di quella stessa Pfm che ha accompagnato l’autore di Chiamami ancora amore in una delle serate sanremesi.
Forse un preludio a una inaspettata collaborazione, il libro di Storti vuole essere una agile guida per chi ha scoperto il Professore solo ora o, pur avendolo sempre conosciuto, vuole saperne di più. Ecco dunque una serie di brevi schede-recensione di ogni album del Nostro, seguite da delle brevi Cronoannotazioni: il titolo di un libro, di un disco, di un film e di una trasmissione tv che hanno segnato l’anno, più un paio di eventi simbolo, cui è abbinato qualche verso vecchioniano tratto dal disco in questione. Scelta suggestiva, ma di nessun fondamento, dato che il disco è stato prodotto prima degli eventi in questione, e perciò tutto sommato superflua. La veloce panoramica di recensioni ha un pregio e un difetto. Il pregio è che non è in nessun modo agiografica, pomposa o celebrativa: a Storti piace Vecchioni, ma non esita a stroncare alcuni album davvero pessimi del Professore, tipo Ippopotami, il che è simbolo di onestà intellettuale. Il difetto sta nel manico: che senso hanno 100 pagine di recensioni dei dischi di Vecchioni nel 2011? Voglio dire, su Wikipedia si trova molto di più: ad esempio per quanto riguarda Parabola, primo album del cantautore milanese, veniamo a sapere che Luci a San Siro era già stata incisa l’anno prima da Rossano con un titolo diverso; il numero della targa della Seicento con cui Vecchioni andava a prendere la sua Adriana; che la casa discografica per cui esce il disco era di Davide Matalon, già scopritore di Mina; che vi suonano Tullio De Piscopo e Franco Cerri; che Povero ragazzo venne reincisa da Dori Grezzi; che Lui se n’è andato è ispirata a un brano di Becaud e nel ritornello cita un pezzo del 1968 scritto dallo stesso Vecchioni per Gigliola Cinguetti e Giuliana Valci. Ecco, però tutto questo lo veniamo a sapere da Wikipedia.
Ok, l’intento di Storti era quello di dare un inquadramento critico e una ricostruzione storica, ma tra Wikipedia abbinata a Youtube e il suo pur meritevole e onesto libro non credo che ci sia confronto. Ovviamente auguro a lui e ad Aereostella di vincere la sfida, ma commercialmente non la trovo una mossa azzeccata. Buone cose.
Articolo del
16/12/2011 -
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