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Seconda e ultima parte del viaggio spericolato di Massimo Padalino fra i testi dei Beatles. Stavolta ad essere oggetto di analisi sono quelli delle canzoni comprese tra il 1967 di Sgt Pepper Lonely’s Hearts Club Band e il 1970 di Let It Be.
Viaggio spericolato e pericoloso: il taglio scelto dal buon Padalino è ovviamente lo stesso del primo volume (The Beatles. Yeh! Yeh! Yeh!): cercare di attualizzare la materia sulla scia dell’enorme revival dei Beatles tra i teenager, evitare le secche di diversi testi davvero inconsistenti, sottrarsi al confronto con pesi massimi come La storia dietro ogni canzone dei Beatles di Steve Turner e Shout. La vera storia dei Beatles di Philip Norman. Ciò dà vita a derive erratiche ed eretiche, in un girovagare apparentemente senza scopo, ma godibile e creativo, partendo spesso da domande fondamentali del tipo “ma quanti tipi d’amore esistono?” o “cos’è davvero il politene?” Non si giunge da nessuna parte, in questo viaggio fatto quasi esclusivamente compulsando la rete come un Giovane Fred Internauta: ma il bello di questo volume non è la meta, bensì le destinazioni suggerite. Il gioco non riesce sempre benissimo, in quanto il secondo periodo dei Beatles è anche quello in cui i testi acquistano grande spessore, a volte vertiginosamente, per cui si vorrebbe più puntualità, più aderenza al dato e anche più aneddotica. A ogni modo, Padalino riesce comunque a infilare qui e là qualche aneddoto sconosciuto ai non superesperti di cose beatlesiane o a suggerire interpretazioni non notissime. Più che un libro, questo è un gioco circense, condotto in fondo con un certo gusto caposseliano (Padalino ha esordito nel 2009 con la biografia di Capossela per Arcana), che non è affatto estraneo ai Beatles: pensate alla passione per il nonsense, i Goons e per Lewis Carroll o al Magical Mistery Tour; e tenete conto che Ringo girava film con Peter Sellers e Harrison nel post-Beatles avrebbe prodotto i Monthy Pithon. Sicuramente interessante e inconsueto, anche se non sempre soddisfacente per il fan assetato di notizie.
Due cose. Prima, l’abuso della parola “blogger”: “blogger” è chi ha un blog, non chiunque scriva in un forum, dai; definirlo tale è un falso e spiacevole modernismo da Tg generalista. Seconda, come scrive Francesco Di Giacomo (dài, la voce del Banco del Mutuo Soccorso), Padalino ha il talento per esordire nella narrativa. Staremo a vedere.
Articolo del
19/12/2011 -
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