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Quando ero piccolo, non correvo dietro ai cani, come il personaggio di De André, ma alle rockstar sulle pagine di Ciao 2001 e altre riviste storiche. Visto che risalgo a diverse ere geologiche fa, mi ricordo ancora vividamente l’interesse e la curiosità che mi destavano le gesta non propriamente musicali di quattro supereroi rock americani; i Kiss, appunto. Benché non avessi sentito una solo loro nota (sarebbe successo solo con I Was Made For Lovin’ You, 1979, non il loro pezzo tipico), avvertivo la fascinazione di questi musicisti che non si levavano mai il trucco, che avevano un esercito di fans chiamato “Kiss Army”, della loro ambigua, per noi italiani politicizzatissimi degli anni 70, doppia “s” runica, dei pacchi dono spediti ai fans con foto che ritraevano i quattro senza trucco e che nel giro di un minuto sbiadivano fino a non lasciare traccia, dei gadgets a base di bamboline poco Barbie e poco Ken, dei cartoni in cui i quattro svelavano la loro vera natura di supereroi, appunto, chiamati a difendere il pianeta Terra.
Cresciuto, la musica dei Kiss mi ha sempre lasciato piuttosto freddino. Non così il loro universo: fatto di adolescenze annoiate e sperdute nel profondo Midwest, dei sogni di essere eroi per un giorno o almeno per lo spazio di un concerto. Ecco quindi che questo libro, fatto di brevi ricordi di Gene Simmons e Paul Stanley e tante, tantissime fotografie, molte delle quali inedite finora, di Waring Abbott è superlativamente interessante. Abbott è un fotografo rock dei maggiori, che ha iniziato proprio con i Kiss e ha proseguito la sua carriera in gloria, fissando attimi della mitologia di Lou Reed, Bee Gees, Leonard Bernstein, Led Zeppelin, Who, Rolling Stones, Bob Dylan, Robert DeNiro, Michael Jackson. Perfino Richard Nixon e Henry Kissinger sono stati tra i suoi soggetti. Abbott ci mostra il nascere del mito Kiss, nei primi anni fatti di duro lavoro, ardua gavetta, cinghie e denti stretti, sudore e fatica. La messa a punto dell’iconografia vincente della band è già abbastanza appassionante, ma il top lo si raggiunge nelle immagini che ritraggono il passaggio dei Kiss nella piccola città di Cadillac, Michigan, nel 1975, la cui squadra di football studentesco si era trovata inaspettatamente in testa al proprio campionato grazie anche alla carica che molti degli atleti ricevevano proprio dall’ascolto delle canzoni della band prima di scendere in campo. Invitati per i festeggiamenti, i Kiss passano da Cadillac in una giornata vuota tra due date di un estenuante tour americano. E qui non credono ai loro occhi: l’intera città, bambini, giovani, adulti, perfino il preside e i professori del College, sono truccati da Kiss. Ecco, è in queste pagine e in quelle che ritraggono i fans di Detroit che attendono che la band scenda dall’aereo in mezzo alla neve e a non so quanto gradi sottozero, che sta il cuore del libro: migliaia di esistenze di very ordinary people che vivono il loro giorno di gloria nel contatto con gli alieni rock da Walmart. E guardatevi pure l’assedio alla radio di Terre Haute, che non voleva trasmettere i brani dei Kiss: tanta fede rock non vi scalda il cuore? Non so a voi, ma a me sì.
Un libro fotografico di qualità, arricchito da manciate di ricordi di prima mano, che va dritto al cuore del rock. Basta per comprarlo, direi.
Articolo del
06/01/2012 -
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