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Michele Pizzi
Frank Zappa For President! (testi commentati)
2011
Arcana
di
Mauro Mantovani
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Frank Zappa non è mai stato un personaggio ‘politicamente corretto’, questo è un concetto basilare per ognuno che si sia avvicinato o si avvicini alla sua opera. Non lo è mai stato da un punto di vista musicale, basti pensare ai 62 dischi incisi in soli 53 anni in vita, sin dal debutto con “Freak Out” in formato doppio lp, tanto per metter subito in chiaro le cose. Cosa pensare di un uomo che pubblica prima di morire una collezione di 6 doppi cd (”You Can't Do That On Stage Anymore vol 1 – 6”) dal vivo dove compaiono ovviamente canzoni già edite nel suo repertorio ma in forma diversa. Provate ad ascoltare la straordinaria ”Black Napkins” tratta dal Volume 6 e registrata il 20/12/1976 al Palladium di New York con una sessione fiati da brividi, Michael Brecker, Randy Brecker, Lou “Blues Brothers” Marini, Tom “Blues Brothers” Malone e Ronnie Kuber . Un uomo che, a fronte dell'ennesimo rifiuto della Warner Bros di pubblicargli il quadruplo Lp “Lather” nel 77 se ne fotte altamente e fa una cosa che neanche il buon Prince (da sempre indicato come colui che si oppone allo strapotere della Major discografiche) si è mai azzardato ad attuare, va in una radio di Los Angeles e dice a tutti gli ascoltatori di attrezzarsi con il registratore perchè ora manderanno in onda e per intero “Lather”!!! Un compositore di musica moderna ricchissima e densa, provate ad ascoltare “The Black Page” (così chiamata perchè data la quantità incredibile di note lo spartito risultava “nero” per quanto ne era pieno), ma con un animo decisamente ‘rock’. Perchè essere ‘rock’ vuol dir in fondo una cosa sola, fottersene del buon senso comune, delle regole imposte per il solo scopo di limitare la tua libertà personale senza alcun tipo di ritorno per la società (che le regole dovrebbero esser imposte quando portano un beneficio alla collettività...altrimenti si chiamano SOPRUSI) e in questo Frank Zappa è stato forse anche il più ‘rock’ di tutti. Un uomo scomodo anche e soprattutto dal punto di vista dei testi … ed eccoci quindi al nostro libro … scusate la premessa ma era doverosa. Per Zappa la musica veniva prima di tutto ma grazie a questo libro scopriamo nei testi un lato perennemente dissacratorio e un gusto per la provocazione sempre fortissimo. Primo argomento delle sue canzoni: il sesso ma visto sempre in maniera caricaturale e mai fine a se stessa. Ed ecco allora canzoni come “Dirty Love” in cui la donna protagonista riceve una gratificazione sessuale dal suo ‘Poodle’ o ‘barboncino’ elemento che spesso tornerà nei suoi testi sempre per il principio di ‘Continuità Concettuale Zappiano’ che vista così può sembrar una cosa insultante ma letta più attentamente non potrebbe esser una presa in giro di una libertà sessuale ormai al di fuori di ogni logica? Oppure “The Mud Shark” in cui viene narrato un episodio che ha come protagonisti delle ‘groupie’ e alcuni membri degli Zeppelin e dei Vanilla Fudge che, nel ‘68 compiono un tour assieme e si trovano ad alloggiar nell'Edgewater Hotel in Seattle, famoso hotel a picco sulla baia, tanto da poter pescar direttamente dalle finestre delle stanze e il pesciolino in questione non viene mangiato dalla ‘groupie’ ma usato in ben altro modo. E come non citare “The Illinois Enema Bandit” dove su un potentissimo blues si narra la storia di Michael Kenyon più conosciuto come ‘il bandito col clistere’ a cui sottoponeva le sue vittime. Secondo argomento delle sue canzoni: la critica sociale e all'ambiente musicale. Ed ecco una canzone come “Cocaine Decisions” (memorabile la versione su ”Y.C.D.T.O.S.A. vol 3”) in cui viene alla luce tutto l'odio di Zappa verso coloro che usano droghe (nel caso specifico la cocaina) mentre assumono importanti decisioni che possono influenzare la vita altrui. Ricordiamoci che Zappa non assumeva droghe e le vietava fermamente ai suoi musicisti quando erano in tour o incidevano o provavano proprio per poter offrire sempre un prodotto di livello ai suoi fans. Oppure “The Meek Shall Inherit Nothing” (Gli umili non erediteranno nulla) , in cui vengono attaccate le religioni e i televangelisti (diffusissimi in USA) che predicano la salvezza eterna per chi dona loro qualcosa, con i risultati che tutti sappiamo. E ancora “Trouble Every Day “ sulla rivolta dell'agosto ‘65 nel quartiere Watts di Los Angeles in cui Zappa visceralmente ammette “di non essere nero, ma di trovarsi un sacco di volte a desiderare di poter dire di non essere bianco”, magari anche i Rage Against The Machine gli devono qualcosa. Per proseguire con “Be In My Video” dove il Nostro se la prende non contro il videoclip in se stesso (Zappa è sempre stato un artista multimediale e per conferma vi invito a guardar il dvd “Baby Snakes”) ma contro i gruppi che sfruttano il video per mascherare una evidente assenza di capacità musicali. In conclusione suggerisco questo libro a tutti gli appassionati di Zappa, un libro che non è costruito sul classico riportare il testo originale con la traduzione al fianco (operazione sempre gradita, per carità soprattutto quando i testi sono infarciti di slang come spesso nei testi del Nostro), ma sull'approfondire il senso dei testi stessi e bisogna lodare la competenza e la ricerca certosina di Michele Pizzi nell'affrontare questo argomento e questo artista. Un artista non malleabile, non inquadrabile, non gestibile e definito da molti suoi ex collaboratori “uno stronzo” ma di certo un Genio che ci è stato strappato troppo presto e di fronte al Genio ci si può solo togliere il cappello e riverire senza altro aggiungere.
Articolo del
02/02/2012 -
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