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Ok, sono io in ritardo, perché Noreply aveva pubblicato questo nuovo agile volumetto della benemerita collana Tracks, con perfetto tempismo, just in time con il tour italiano di Roger Daltrey dedicato alla rock opera di Pete Townshend.
Bagarotti è una che ne sa parecchie, intorno agli Who: tra altre cose ha infatti pubblicato in precedenza Magic Bus. Diario di una rock girl (2001, Editori Riuniti, con prefazione di Townshend), The Who (2002, Editori Riuniti) e The Who - Pure and Easy. Testi commentati (2011, Arcana). Questo quarto libro sulla terza parte della Trimurti inglese del rock anni 60 (così erano definiti gli Who all’epoca del dominio di Beatles e Rolling Stones) non nasconde quello che è: una guida all’opera, nella sua doppia versione su disco (1969, la terza opera rock dopo The Story Of Simon Simopath dei britannici Nirvana – non quegli altri! - e la meravigliosa e lisergica S.F. Sorrow dei Pretty Things) e film (1975). Per cui sfodera un’intervista a Roger Daltrey, una serie di dichiarazioni rilasciate da Townshend a Matt Kent, che ha concesso l’utilizzo del materiale, dove il chitarrista racconta delle sue difficoltà nell’approntare alla colonna sonora del film che Ken Russell trasse da Tommy, un’intervista a Matt Kent stesso, fondatore del fan club degli Who e amico di Townshend, una piccola bio degli Who, una serie di informazioni sulla lunga vita dell’opera, recentemente messa inscena a Broadway, a Londra e perfino in Italia, una disamina brano per brano dell’album, un’analisi delle differenze tra colonna sonora e album, dovute non solo all’utilizzo di altri interpreti, ama anche alla scrittura di nuovi brani richiesta da Russell, un’analisi del film di Russell dal punto di vista cinematografico ad opera del regista Francesco Cabras (anche paroliere: ha scritto lui il ritornello di Tre parole di Valeria Rossi, e questo non è certo il suo fiore all’occhiello...), notizie sul musical tratto dall’opera, una postfazione di Giampaolo Corradini, cantate e chitarrista di The Substitutes, tribute band italiana degli Who, discografia e filmografia.
Insomma, un libro compilato in fretta e di rendita sulla base delle precedenti opere che Bagarotti ha dedicato alla band. Ma questo di per sé non è un male: ci sono comunque diverse curiosità sfiziose, come il fatto che Russell, appassionato di musica classica e digiuno di rock, si sia appassionato a Tommy nella veste classicheggiante datagli dalla London Symphony Orchestra e come l’ascolto di questa versione abbia aperto nuove possibilità compositive a Townshend stesso; o quali fossero le alternative prese in considerazione per gli interpreti del film (sapevate che per interpretare il campione di flipper si pensò prima a Stevie Wonder e solo dopo il rifiuto di questo ci si rivolse a un peraltro titubante Elton John?). E ci sono interessanti pure le implicazioni autobiografiche della vicenda narrata nell’opera (oltre la nota e orribile vicenda di pedofilia in cui il piccolo Townshend è purtroppo incappato). Tutte cose per cui mi sento comunque di consigliare l’acquisto di questo libro. E però c’è una lacuna secondo me grossa, in un’opera monografica dedicata a un disco (al di là del fatto che a mio parere non è narrata abbastanza in profondità la genesi dell’opera, cioè le modalità e i tempi della sua scrittura): non se ne analizza il lato musicale, se non per qualche breve considerazione descrittiva. Per carità, non sto mica a crocifiggere Bagarotti e Noreply, che hanno pubblicato un libro dignitoso: questa è una mancanza comune a tantissima critica italiana e quindi ne prendo spunto per delle considerazioni generali. Credo che sia possibile analizzare il lato musicale senza un linguaggio da iniziati (ovvero i pochi italiani che conoscono la musica) e anzi doveroso, dato che un libro di musica, oltre ai fans, credo abbia tra gli acquirenti proprio i musicisti fan del tale gruppo e del talaltro disco. E credo anche che chi non sa di musica possa comunque fare il critico musicale: ma allora ha il dovere di concentrarsi sulla ricostruzione storica, biografica, sugli aspetti sociologici di un fenomeno artistico o sugli aspetti metamusicali, in un certo senso filosofici, di una produzione artistica (presente i libri di Reynolds? Ecco).
Giudizio finale su Tommy di Bagarotti? Sopra la media, ma non esaltante. Non male, insomma. Ma si può fare di più.
Articolo del
24/04/2012 -
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