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“Quello Che Scegli Di Essere”, esordio letterario di Luigi Ametta - manufacturing engineering specialist nella vita e appassionato di musica nel suo tempo libero – è esattamente quello che si legge in copertina, una “favola rock” su un musicista – il chitarrista Kenneth Kington – e la sua strada che da Brighton lo porterà ad esibirsi in giro per il mondo. Gli ingredienti classici ci sono tutti: i genitori che non capiscono le scelte del figlio, uno squat nella zona nord di Londra appena tratteggiato (altro che Joe Strummer e soci!), i sacrifici (non molti sembra), gli amici veri, i figli di papà, i musicisti venduti al vile denaro e le decisioni difficili. Non potevano mancare sullo sfondo droga e groupies e neppure l’amore vero e puro dagli occhi azzurri e sinceri (vi ricordate, parliamo di una FAVOLA rock!). Eppure nonostante le caratterizzazioni pressoché inesistenti, la contrapposizione buoni/cattivi senza mezze misure, il lieto fine che si intravede già dall’inizio e la Londra abbozzata a grandi linee da un italiano, le pagine scorrono via una dietro l’altra, senza essere pensati, e la storia si snoda nella sua semplicità tra due piani temporali diversi: ieri pieno di speranze e promesse e l’oggi con la sua triste verità, il successo. Come spesso accade il successo è una gabbia, un’arma a doppio taglio, un vestito cucito troppo stretto, in fin dei conti un nemico da cui scappare (ma poi sarà davvero così male esibirsi in grandi arene e fare soldi a palate? Si, diciamo senza dubbio di si). In tre fatidici giorni si racchiudono 18 anni di carriera raccontati in bilico tra flashback e rabbia, lasciando però alcuni dubbi e figure appena abbozzate. Queste 108 pagine sarebbero un buon punto di partenza per raccontare e ampliare la storia di Kenneth, dando spessore ai personaggi, chiarendo e approfondendo le situazioni, uscendo dallo stereotipo degli amici e dei nemici, del povero ragazzo lasciato da solo ad affrontare la vita, nulla a che fare con la realtà, con la disperazione, e con la gioia. Non ci sono emozioni forti, solo flebili richiami a frustrazione e amore. Le capacità tecniche ci sono, la scrittura è fluida, quello che manca è un po’ di realtà, un po’ di vita vera, che trasformi una favola in un romanzo, che faccia venire i brividi, che faccia pensare “Wow!”, e non solo strappare un vago sorriso per l’ingenuità della storia arrivati all’ultima pagina.
Articolo del
15/05/2012 -
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