Compilata in circostanze paradossali e rocambolesche, questa dettagliatissima biografia degli ultimi due anni di John Lennon è un must per ogni Beatles-addict che si rispetti. Basati sui diari autografi dello stesso Lennon, su cui l’autore ha lavorato per lunghi mesi, Nowhere Man è un ritratto impietoso ma veritiero di un uomo che il successo, i miliardi, una vita di coppia insoddisfacente e da cui era impossibile evadere sul serio avevano ridotto alla pallida ombra di se stesso.
Ordinata per argomenti, la biografia di Robert Rosen mostra un Lennon sepolto con la moglie Yoko e il figlioletto Sean, iperviziatissimo, al Dakota Hotel, residenza scelta in base alle sue credenziali numerologiche, in cui le giornate si susseguono mortalmente uguali e monotone: sveglia, colazione, mattinata passata a vedere la tv e a coccolare gatti, tra canne, fame chimica, diete macrobiotiche e digiuni per mantenersi nel peso forma, mentre Yoko cura gli investimenti della coppia nel suo studio privato in base a suggerimento astrali, archeologici e (ancora!) numerologici. Un’ossessione, questa per l’occulto, che aveva condotto i due a dipendere dagli oroscopi di Patric Walker, pubblicati su Town & Country, nonché dai tarocchi e dai vaticini di Charlie Swan, detto “O”: nessun acquisto importante, nessun investimento veniva fatto senza il loro consulto. Viaggi venivano programmati solo per neutralizzare le cattive influenze astrali, come quello che portò Lennon in Sudafrica per qualche giorno, in cui finì in una casa di massaggi, in cui, piuttosto tristemente, cercò di compensare in minima parte lo squallore della sua ormai inesistente vita sessuale all’interno del matrimonio. Innumerevoli sono gli episodi sorprendenti raccontati nel libro. Ne restano in mente, come flash, alcuni. Tipo l’ossessione negativa e malevola di John per Paul, nonostante tutti gli sforzi di quest’ultimo di riprendere i contatti, concretatasi nelle famose visite durante il lost weekend di Lennon (finì con Lennon che scacciò Paul chiedendogli di telefonare, prima di farsi vivo), ma anche in occasionali cene newyorkesi, con tanto di consorti al seguito. Sconcertante l’astiosa gelosia di un John in crisi creativa dal 1975 per i successi commerciali e artistici di Paul, tanto da fare una fattura al Macca e da gioire per la convinzione che si fosse realizzata, qualche giorno dopo, alla notizia dell’arresto di Paul in Giappone per possesso di marijuana, con relativi annullamento del tour e perdita di milioni di dollari. È un libro in cui viene allo scoperto tutto il peggio di John, ma anche i suoi lati positivi, come la sua tenerezza di padre, il desiderio di vedere le sue due famiglie riunite, il rifiorire cercato ma inaspettato dell’ispirazione. O anche suoi segreti dolori, come il sospetto di una relazione di Yoko con il loro arredatore (sospetto reale). Poi, l’inaspettato: l’arrivo di Mark Chapman e la fine di tutto, proprio quando tutto sembrava poter tornare a girare per il verso giusto.
Rosen ci accompagna, dopo il cenno alla morte di Lennon (sull’ultima pagina del suo diario, due versi di Robert Browning dedicati alla moglie: ”Invecchia assieme a me! / Il meglio deve ancora arrivare”. John e Yoko credevano di essere la reincarnazione del poeta vittoriano e della moglie), in una discesa negli Inferi della mente dell’assassino, uno che invece credeva di essere il ‘Giovane Holden’ di Salinger (sì, il personaggio del libro) in una ricostruzione dei suoi ultimi mesi prima dell’attentato, fino al giorno e al momento fatali, raccontati dal suo punto di vista. Un finale che stende un velo di rispettosa pietas sugli ultimi anni di uno dei grandi compositori del secolo scorso. Consigliatissimo, anche per l’ottima traduzione di Paolo Palmieri.
Articolo del
21/05/2012 -
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