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Dopo la monumentale biografia Life, che dice di tutto e di più, c’era bisogno di un’altra biografia di Keith Richards? Se la biografia è questa in oggetto, sì, dannatamente sì, per Dio! Pur prodiga di episodi che qualsiasi altra rockstar ultracinquantenne terrebbe nascosti, Life si dimostra, alla fin fine, piuttosto edulcorata, rispetto alle verità nascoste e disvelate in questo ottimo lavoro di Bockris, uno che, peraltro, ha alle spalle anche le bio di Lou Reed, Andy Warhol, Blondie e Patti Smith. D’altro canto, il libro scritto da Keef con James Fox del Sunday Times è uscito nel 2010, ovvero sette anni dopo l’ultima edizione aggiornata dell’ottima opera di Bockris, per cui, più che nascondere sempre e comunque qualcosa, forse l’intento il più delle volte è stato non ripetere eventi e aspetti già approfonditi dal giornalista di Interview. Fatto sta che di notizie che vi faranno sobbalzare sulla sedia qui ce ne sono, e di brutto.
Frutto di un lavoro certosino sia sull’obbiettivo (nel corso della sua carriera, Bockris ha intervistato più volte Richards) sia ai suoi fianchi (Bockris ha intervistato amici e collaboratori, spulciato interviste concesse ad altri, compulsato autobiografie), Keith Richards vi svelerà tutto quello che avreste voluto sapere e non avete mai osato chiedere sugli Stones e la loro anima. Era solo una scanzonata provocazione tutto quel vestirsi da donne e ancheggiare effeminato di Jagger? Che rapporti personali c’erano tra Jagger, Richards e Jones ai tempi della vita in comune in squallidi appartamenti prima della fama? Sapevate che esiste un film porno con Jagger e Anita Pallenberg protagonisti, che venne regolarmente distribuito (e pure premiato nei festival dedicati al genere)? Storia o leggenda (avrebbero detto Le Orme)? Bockris cerca la storia, penetrando il fitto velo di leggenda che lo stesso Richards si è compiaciuto si fosse creata intorno a sé. Tale che, quando si recava da solo nel Lower East Side di Londra in cerca di spacciatori, i rapinatori che lo assalivano, non appena lo riconoscevano, si scusavano con lui. Senza rubargli nulla. Richards è stato un uomo capace di prendere metodicamente a pugni, con calma, sua moglie Anita Pallenberg, tossica persa anche lei, seduti sul sedile posteriore della loro limousine che li riportava a casa, davanti al figlio Marlon, che schiacciava la faccia sul vetro del finestrino per non guardare, per non vedere. Ma Richards è anche lo stesso uomo che, quando Anita fu violentata in Giamaica, lui assente, diede 12.000 dollari a quello che all’epoca era il suo spacciatore di fiducia, Tony Sanchez, con l’ordine di uccidere il responsabile. Cosa che non avvenne: Sanchez non se la sentì. Date le circostanze, non so se dire purtroppo o per fortuna. E Richards è lo stesso uomo che, a causa della sua eccezionale resistenza fisica, ha creato in buona parte la maledetta scia di morte e di distruzione che seguito gli Stones nel gorgo più profondo degli anni 70: circondato da una corte di tossici, con la moglie Anita (settimo membro degli Stones a tutti gli effetti, benché non musicista. Il sesto è Ian Stewart, se pensate che non sappia contare) che nel buen retiro di Villa Nellcote, Costa Azzurra (là dove fu creato Exile On Main Street), che offriva eroina alle figlie dodicenni (!!!) della servitù, aveva uno stile di vita tale che nessuno poteva stargli alla pari. Semplicemente, soccombeva. Come Gram Parsons, per dirne uno. Mai totalmente pulito, sebbene ormai lontano dall’eroina, Richards è uno che alla sua veneranda età può affermare di non aver più il fisico per stare sveglio nove giorni di fila: ora, al massimo, due o tre.
La vita di Richards diventa anche occasione per una lucida analisi della parabola degli Stones, vista con il piglio del fan (Bockris) che riesce però sempre a mantenersi lucido, esaltando giustamente i capolavori del periodo dell’oscuro fulgore della band quanto stigmatizzando la perdita di ispirazione o le occasioni perdute (pare che alcuni album decisamente minori degli ultimi anni siano tali per le scelte produttive, lontane dalle intenzioni di Richards, e che i nastri originali fossero dei semi-capolavori). Sei un fan degli Stones? Devi avere questo libro. Sei un rocker? Devi avere questo libro: this is rock’n’roll.
Articolo del
08/06/2012 -
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