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È davvero poderosa questa biografia della più grande metal band di sempre, scritta da Mick Wall. E come sempre, quando si tratta di biografie scritte da giornalisti anglosassoni, alla faccia di tutta la spocchiosa sicumera nostrana verso la stampa musicale inglese, è assolutamente meticolosa e documentata. Wall, che nel carnet ha anche il racconto della vita e delle imprese degli Iron Maiden, avendo esordito nel giornalismo nel 1977 su Sounds, è stato anche uno dei primi cantori di quella New Wave of British Heavy Metal, tanto ammirata dai Metallica da voler fare qualcosa di ancora più estremo per i tempi. Come si sa, fu da questo che nacque il thrash metal.
Ma avete mai avuto un amico metallaro? Se sì, saprete che, a dispetto dell’apparenza e della musica che ascoltano, nella maggioranza dei casi i metallari sono persone mitissime e piacevolmente ordinarie. Ecco, la stessa cosa accade nel caso dei membri dei Metallica. Questa biografia si concentra sulla loro evoluzione musicale, ci racconta i loro problemi personali e interpersonali, la loro costante aspirazione ad essere i numero uno di un qualcosa sempre diverso, ma non può occultare la verità profonda: i Metallica, come rockstar, sono dei nerd. O almeno tali appaiono. Certo, i loro vizietti li hanno avuti: alcolismo per James Hetfield, alcool e cocaina per Lars Ulrich, marijuana per Kirk Hammett e Cliff Burton. Ma di aneddoti gustosi, d’obbligo in ogni biografia rock che si rispetti, qui non ce ne sono molti, e non si capisce se per scelta precisa del biografo o perché davvero non ce ne sono molti. Certo, ci sono le groupies, ma insomma, James Hetfield che si delizia con una di loro a casa di Slash è un episodio che non va oltre la festa adolescenziale fra amici. Un paio di episodi di esibizionismo, come quello in cui Lars e Mick, il biografo, ciucchi, si fanno fotografare mentre puntano i loro uccelli, uno per parte, sulle orecchie di Cronos dei Venom, più ciucco di loro e quindi sonoramente addormentato: ma, anche qua, siamo alla gita di classe. Dato che Wall è uno che non fa sconti alla band, criticandone pesantemente tanto i dischi poco riusciti (Reload e St. Anger su tutti) quanto i comportamenti (come lo sciagurato bullismo con cui hanno tormentato per anni il povero James Newsted, subentrato a Burton), viene da pensare che la favolosa vita da rockstar per i Metallica semplicemente non sia mai esistita. Il che è un'oggettiva delusione per il lettore. Il libro, però, è scritto benissimo: le pagine sulla morte prematura di Burton, nell’incidente stradale occorso al tour bus della band in Svezia, in circostanze mai chiarite del tutto, sono davvero toccanti, così come quelle sul disorientamento della band per aver perso quello che era più di un bassista: un fratello maggiore, quasi, il portatore della visione etica della band, sicuramente.
Dell’analisi seria e senza sconti sui lavori dei Metallica, ho già detto. Tutto sommato, quindi, il libro è promosso a pieni voti. Ma ne consiglio la lettura solo ai devoti della band.
Articolo del
09/07/2012 -
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