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Ogni volta che si parla di Dante, anche il fiorentino più orgoglioso ha un brivido freddo che gli corre lungo la schiena e il ricordo va subito veloce a quella professoressa del liceo che, canto dopo canto, ha reso la Divina Commedia uno spauracchio, un sinonimo di noia e pesantezza, un vero incubo in definitiva. E poco importa se Benigni la recita tutta a memoria, o se ne escono edizioni di tutti i tipi, resta comunque per i più un peso sullo stomaco, difficile da digerire; e in questo il libro di Guido Michelone, ”La Commedia dei Cantautori Italiani”, che ripercorre i passi del vate del ‘dolce stil novo’, facendo affrontare a Cecco Angiolieri, Laszlo Kovacs e Francis Nudella - rispettivamente l’avventuroso poeta del Duecento, un romanziere e jazzologo (alter ego dell’autore) ed infine una bellissima, quanto immaginaria, eroina di sexy cartoon – i passi del sommo poeta, colpisce direttamente nel segno, grazie a una scrittura troppo ripetitiva e schematica, a un linguaggio ammiccante e frammentario e giudizi molto parziali. L’idea poteva essere buona, quella di disegnare una mappa del cantautorato nostrano suddivisa tra le anime perse degli inferi, quelle in attesa del purgatorio e gli eletti del paradiso. Ovviamente la scelta, anche se apparentemente fondata sulla carriera degli artisti e la loro capacità di non deludere le aspettative del pubblico (o di Michelone), è personale (personalmente mi sembra assurdo vedere Vinicio Capossela all’Inferno e Ligabue in Purgatorio, anche se posso concordare con Vasco negli inferi e Guccini in Paradiso) e non viene neppure voglia di contestarla tanto i giudizi sparati in conclusione di ogni sezione sono soggettivi. La brevità dei “canti” non rende possibile approfondire gli argomenti appena abbozzati che ruotano intorno alla spiegazione del termine “cantautore” e del suo significato, ad uso e consumo di Cecco Angiolieri che, ovviamente, non ne capisce il senso ne lo scopo. Ci sono accenni colti gettati lì per darsi un tono dai personaggi, da Bertold Brecht a Adorno, ci sono giudizi a volte incomprensibili o dal significato troppo sibillino, ci sono citazioni di canzoni ripetute come una cantilena nella struttura invariabilmente monotona dei vari incontri, ci sono 100 cantautori (o semplici interpreti), anche se nella premessa se ne indicano solo 99, ci sono pagine e pagine che scorrono difficilmente. Eppure Guido Michelone, critico musicale, poeta, drammaturgo, autore di numerosi saggi su musica, cinema e televisione sa il fatto suo, ma sembra essersi perso tra le righe della sua Commedia, tra gli attori di questa fiera che racconta a suo modo il panorama cantautoriale degli ultimi 50 anni. Insomma, se Dante ha scritto la commedia per vendicarsi dei suoi contemporanei, qualche torto deve averlo subito di sicuro anche Michelone, resta da decidere se da parte di qualche cantautore o da parte di qualche suo lettore!
Articolo del
22/08/2012 -
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