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Ritorniamo su un argomento già ampiamente affrontato da questa testata per segnalare l’uscita del Dvd Last Shop Standing – The Rise, Fall and Rebirth of the Independent Record Shop, documento audiovisivo che va ad integrare mirabilmente l’analisi condotta da Graham Jones nel suo libro Last Shop Standing (nell’edizione italiana, Il 33° giro – Gloria e resistenza dei negozi di dischi).
Rispetto al titolo originale del suddetto saggio, in cui l’autore si chiedeva “che fine stanno facendo i negozi di dischi?”, c’è una novità importante: quel “rebirth”, “rinascita”, che ispira ottimismo per le sorti delle rivendite indipendenti (si parla ovviamente del Regno Unito). Attraverso una serie di interviste a gestori di negozi di dischi, addetti ai lavori dell’industria discografica e musicisti (tra cui Billy Bragg, Johnny Marr, Richard Hawley e Norman Cook) si ripercorrono le tappe fondamentali dell’“ascesa” dei negozi di dischi (il boom negli anni Cinquanta con Elvis e il rock and roll; i Sessanta e gli ultimi Settanta trainati dai Beatles e dal punk e dal fiorire delle etichette indie) e il declino negli anni Novanta (causato dalla concorrenza schiacciante delle grosse catene di supermercati, diventate anche “spacci” di musica privilegiati dalle major), fino ad arrivare a Napster, al download e ai giorni nostri, segnati dalla chiusura di centinaia di attività indipendenti ma nel frattempo, e in controtendenza (ecco l’ipotetica “rinascita”), dal timido ritorno di interesse per i supporti discografici, il vinile in primis, e per i negozi specializzati.
Si sentiva il bisogno di un’altra opera che riaffermasse quanto importanti sono stati (e potrebbero essere ancora) i piccoli esercizi di dischi, veri punti di ritrovo, di conoscenza, di condivisione e di scambio culturale per gli appassionati di musica. Eppure, anche se le immagini del documentario e le dichiarazioni degli intervistati farebbero sperare il contrario, a guardarsi intorno l’impressione è che la temuta estinzione non sia troppo lontana. Lodevole, ad esempio, il Record Store Day (nel Dvd se ne parla con entusiasmo), ma, almeno qui in Italia, chi frequenta i negozi di dischi sa che l’iniziativa si è trasformata esclusivamente in un fenomeno di costume: una giornata in cui può capitare che le telecamere di un telegiornale regionale entrino per pochi secondi in questi luoghi ormai sconosciuti alla massa (“Non mi dire! Esistono ancora?”) prima di dare la parola a qualche critico attempato; una ricorrenza che fa gola soprattutto alle case discografiche, che ne approfittano per immettere sul mercato edizioni limitate, e ai collezionisti, che magari le rivenderanno su eBay a prezzi folli. Il problema risiede, soprattutto in questi tempi di file sharing à go go, anche in un improbabile ricambio generazionale della figura del cliente. Johnny Marr ipotizza che l’idea che “i giovani non vogliono più comprare i dischi e quindi i negozi chiudono” si potrebbe ribaltare nella constatazione “dato che i negozi chiudono, i giovani non possono più acquistare la musica”; ovvero, se ci fosse l’offerta ci sarebbe anche la domanda. Un po’ troppo ottimista? Può darsi. Basterebbe intanto far capire ai giovani, e ai meno giovani, che comunque, in quanto prodotto artistico, la musica andrebbe pagata, ma il discorso ci porterebbe lontano...
Insomma, un documento importante questo Dvd, che ben fotografa la situazione oggetto d’esame e fornisce diversi spunti di riflessione; (si spera) non solo per nostalgici.
Articolo del
12/11/2012 -
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