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E’ ufficiale: la Tsunami Edizioni si è ormai lanciata in una pericolosissima missione di classificazione di tutto lo scibile rock-metallaro prodotto in quasi mezzo secolo di storia della musica. Dopo la NWOBHM, il thrash e il death, ecco il catalogo dei “best 100” Glam (e dintorni), sicuramente il più discutibile tra quelli sinora proposti. A questo punto, si attende con una certa curiosità la Tsunami selection sul black metal o sul grindcore. Giusto per non equivocare, Federico Martinelli, Moreno Lissoni e Gaetano Fezza, firme di punta della ‘zine Slam!, hanno fatto un lavoro pregevole di ricerca, cernita e recensione, arricchendo di tanti aneddoti curiosi le storie - già di per sé gustose e drammatiche al tempo stesso – della banda, o meglio delle band, di glitterati e laccatissimi rockers presentati nel libro: Fezza e Martinelli con un taglio più giornalistico, Lissoni con un gusto più nostalgico e personale, sentito ma a tratti un pochino stucchevole.
Fare le classifiche credo non piaccia a nessuno, e in particolare in ambito artistico ha un che di vagamente sadico scegliere “i 100 migliori” album, o artisti, o brani in una determinata area: sia perché ‘de gustibus non disputandum est’, sia perché eleggere un numero limitato di dischi significa sacrificarne molti di più, altrettanto importanti per tanti motivi. In particolare, nel caso in esame, gli autori ci informano che è stata una precisa scelta editoriale quella di concentrarsi sul decennio che va dal 1984 al 1994, ritenuto particolarmente significativo per il genere considerato; ma questo, ovviamente, ha portato a qualche esclusione di lusso. Prevedibile il disappunto dei fan dei vari Hardcore Superstar, Backyard Babies, Hellacopters, Gotthard, che per valenza tecnica e attitudine avrebbero senz’altro meritato una citazione; ma che dire allora dell’inserimento di vari gruppi hard rock, sleaze, e addirittura hair metal, che col vero glam poco hanno a che spartire se non l’arco temporale?
A conferma del fatto che la classificazione è uno sporco lavoro, i confini sono spesso labili, tra il pubblico “generalista” regna la confusione più assoluta sugli stili figli e nipoti del rock (provare per credere: cercate di spiegare al vostro vicino di scrivania la differenza tra hard rock e hair metal, e vi farete delle grasse risate), e il look vistoso e colorato, comune un po’ a tutte le band citate, può indurre in inganno il neofita. Non è certo questo il caso dei tre autori, autentici cultori del genere, che semmai hanno consapevolmente preferito un approccio a 360° al panorama rockettaro del periodo. E così, in un tripudio di lustrini, eyeliner, chiome fluenti, macchinoni e – ovviamente – alcol e gnocca come se piovesse, ecco convivere i mostri sacri Aerosmith e il profeta dello shock rock Mr. Vincent Furnier alias Alice Cooper (“Thrash” è un album che non ha bisogno di classificazioni, in qualunque contesto lo inseriate va sempre bene), i vistosi Hanoi Rocks, Mötley Crüe, Poison, Dogs D'Amour, Britny Fox, Faster Pussycat e Pretty Boy Floyd e i più sobri Tesla e Mr.Big, i romanacci Miss Daisy e i belli e dannati Skid Row e Rock City Angels, i cotonatissimi Bon Jovi e Dokken e gli squinternati Babysitters e Twisted Sister. E poi Black Crowes, Boohoos, Cinderella, Def Leppard, Enuff Z’Nuff, Guns N’Roses, Jetboy, Junkyard, Quiet Riot, Quireboys, Ratt, Soho Roses, Van Halen, Kiss, L.A. Guns, gli W.A.S.P. del famigerato Blackie Lawless, Van Halen, Warrant, White Lion, Whitesnake, solo per citare i più noti.
Qualcuno ce l’ha fatta, ed è ancora qui a cantarcele e suonarcele per le feste (salvo débacle epocali come quella di Axl Rose e dei suoi GNR in versione “matura”); qualcun altro si è perso per strada … Quella stessa strada che da sempre miete vittime tra i giovani di belle speranze, che sognano il successo infiammando le platee del Sunset Boulevard con racconti di vita randagia e notti brave, storie assurde intrise di sesso e – forse – d’amore, sbronze, droga ed emarginazione. Che ci importa se è glam, hair metal o sleaze. In fondo, ”it’s only rock’n’roll, and we like it, guys”.
Articolo del
17/12/2012 -
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