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Dopo i due volumi su Ozzy Osbourne e l’autobiografia di Tony Iommi (tutti per Arcana), la Tsunami Edizioni licenzia questo lavoro che si concentra sul periodo d’oro dei Black Sabbath, quello che va dall’omonimo disco a “Never Say Die!” Stefano Cerati è uno scrittore musicale, penna di Rumore, Metal Shock e Rock Hard ma anche conduttore di programmi radiofonici, esperto, fan e appassionato sincero di rock e metal, nonché grande amante della birra. Il nostro autore propone una profonda discesa negli inferi ‘sabbatiani’ dedicando un capitolo per ogni disco con una piccola recensione introduttiva. Seguono i testi, con relativa traduzione, il cui significato viene spiegato in modo minuzioso. In questo note Stefano inserisce piccoli aneddoti che aiutano il lettore a capire meglio questo magico, e spesso erroneamente associato al satanismo, mondo dei Black Sabbath. Dalle incertezze dei primi anni agli eccessi delle droghe durante la gestazione di “Vol. 4”, dall’ostilità con la stampa al rapporto sempre più difficile con i manager si passa ai continui tentativi di dominare, prendendone le distanze in modo netto, il mostro creato dall’ingombrante presenza di Satana in alcuni dei loro testi. Per dirla con Stefano la band è stata sempre meno accessibile dei loro ben più famosi avversari Led Zeppelin e Deep Purple. L’aura satanica e i testi mistici di Geezer Butler hanno destato grandi polemiche e altrettanti problemi ai quattro ragazzi di Birmingham cosa che, paradossalmente, è stata anche il principale propellente del loro successo. A differenza dei loro avversari i B.S. hanno raccolto il consenso di molti, anche dei più scettici, solo sulla lunga distanza, pagando un prezzo davvero alto all’inizio. In queste righe Cerati racconta anche dei loro blocchi compositivi e delle prime, via via insanabili, insofferenze del singer che prima di “Never Say Die!” tentò un allontanamento per poi ritornare sui propri passi. Le sue necessità non coincidevano più con il resto della band, Ozzy era troppo (insoddis)fatto per poter rimanere con i suoi compagni di viaggio. Il volumetto si conclude con un dettagliato elenco di outtakes e inediti eseguiti dal vivo nelle varie reunion della band che ha sempre preferito i classici otto brani per disco. Se conoscete il mondo di Iommi e soci e volete approfondirlo, senza sorbirvi la pesantezza micidiale di una lunga biografia, potrete usufruire di queste 200 pagine distaccandovi dalle leggende, pur sempre affascinanti, e da tutte le chiacchiere nefaste sul loro rapporto con il ‘Maligno’. Quale miglior modo per avvicinarsi alla vera essenza della band?
Articolo del
23/12/2012 -
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