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Quando si deve presentare un artista dalla carriera lunga e complessa in sole 100 pagine, caratteristica di questa collana di Aereostella, lo spettro è sempre quello: che Wikipedia ne sappia e dica di più. Pur con una carriera pluriquarantennale e 27 album da descrivere, Roberta Maiorano evita però parzialmente questo rischio (a causa molto probabilmente del ristretto spazio permesso dalla collana di Aereostella: 100 pagine, appunto) nel raccontare ogni album di Lucio Dalla. A essere onesti, qualche errore e/o imprecisione si trova. Qualcuno apparente, come la contraddizione alle pagine 11 e 12, dove Maiorano non si spiega bene e prima dice che il 45 giri Lei (non è per me) è firmato da Gino Paoli, poi che il testo è di Sergio Bardotti e la musica è un traditional americano, Careless Love: in realtà è tutto vero, nel senso che la musica è quella di Careless Love e il testo è stato scritto a quattro mani da Paoli e Bardotti. Ma bisogna informarsi proprio su Wiki per sciogliere l’apparente contraddizione... Altre volte gli errori sono sostanziali, ma non riguardano Lucio: come a pagina 20, dove si dice che i Pink Floyd registrarono il Live at Pompeii “all’apice della celebrità”. Ma l’apice doveva ancora arrivare: sarebbe arrivato due anni dopo, nel 1973, con The Dark Side Of The Moon, e, anzi, forse non fu nemmeno quello, vista la popolarità strabordante degli anni 80 e 90, dopo l’uscita di scena di Roger Waters, che riuscì a renderli quasi insopportabili (non c’era un pub dotato di tv che non ne trasmettesse in continuazione qualche tardo live). Altri erroretti a pagina 39, dove la FGCI (Federazione Giovanile Comunista Italiana) diventa FGC; o 41, dove Sid Vicious diventa il leader (!!!) dei Sex Pistols (e tutti noi che avevamo sempre creduto fosse Johnny Rotten...).
Insomma, Maiorano bocciata in rock (nonostante la passione proclamata nella breve bio), ma promossa in Lucio. Infatti, se le informazioni di base degli album necessariamente non dicono molto di più di Wikipedia, il valore aggiunto che l’autrice barese fornisce alla propria rassegna dalliana consiste nelle dichiarazioni del musicista emiliano e di chi ha lavorato con lui. Diverse notizie sfiziose vengono così aggiunte a quanto ognuno di noi può trovare per conto suo on line. Una per tutte, per non togliere il piacere della lettura: Bardotti che rivela che Itaca, il brano di apertura di Storie di casa mia (1971) dedicato ovviamente a Ulisse, contiene un doppio senso basato sul dialetto bolognese, secondo cui “itaca” vuol dire “vai a casa”, in modo perfettamente pertinente al testo. Lasciano invece perplessi le interpretazioni di alcuni brani di Com’è profondo il mare a p. 34: ma siamo nel campo dell’opinabile e quindi del legittimo. Colpisce molto, al contrario, la rimozione sistematica dell’omosessualità di Lucio: è vero che non l’ha mai dichiarata pubblicamente e questo libro, così come ogni saggio critico che si rispetti, non ha l’obbiettivo di fare del deprecabile gossip fine a se stesso: ma voler far credere che le canzoni d’amore scritte da Dalla parlino veramente di donne, e non siano i consueti travestimenti cui purtroppo i gay sono stati costretti a ricorrere nei secoli dall’omofoba società cattolica, per me è troppo.
Si tratta comunque di una critica che non inficia il giudizio complessivo sul volume di Maiorano, che è positivo: una buona introduzione al mondo di uno dei nostri più grandi artisti, anche se costretta nei limiti di pagine della collana. Sarebbe stato bello leggere di più dei primi 12 album e meno dei successivi, sempre meno significativi e a volte trascurabili. Ma questa non è certo colpa di Maiorano. Acquistabile e consigliato a chi vuole cominciare ad approfondire una conoscenza superficiale di Dalla.
Articolo del
04/02/2013 -
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