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C’è qualcosa ancora da dire sulla figura di Woody Guthrie, il leggendario countryman maestro di Dylan, organizzatore delle lotte operaie e contadine americane durante la Grande Depressione e il New Deal, titolare di un programma radio di grande successo che lascia per non sottostare al desiderio dello sponsor che cantasse solo canzoni d’amore e non di lotta? Sì, caspita, e come! E non solo perché gli anni rischiano di far cadere nell’oblio la memoria di questo autore fondamentale non solo per l’evoluzione della musica popolare americana, ma anche, tramite il suo discepolo di Duluth, mondiale. Ma proprio perché esistono dei lati della sua vita non ancora raccontati. Come le sue avventure al servizio della Marina degli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Per fortuna che ci pensa Clichy, che traduce in Italia (un plauso ai traduttori Mariantonietta Di Sabato e Cosma Siani) questo bellissimo memoir di Jim Longhi, amico di Cisco Houston, attore e cantante americano amico a sua volta di Woody Guthrie. Uscito nel 1997, perché questa “storia non può morire con me”, come dice l’autore (nel frattempo scomparso) nel Prologo, Woody, Cisco & Me non ha affatto un interesse puramente documentaristico: al contrario, è un potente racconto di un’esperienza di vita cruciale, non solo per i tre protagonisti, ma anche per i milioni di uomini che rischiarono le loro vite, spesso perdendole, nella lotta contro il fascismo. Se non fosse una storia vera, Woody, Cisco & Me potrebbe tranquillamente essere un romanzo picaresco trasportato ai tempi della WW2. Mirabilmente scritto (Longhi, dopo essersi dato all’avvocatura e alla lotta sindacale e politica, collaborò con Elia Kazan alla sceneggiatura di Fronte del porto e fu anche autore teatrale), questo memoir restituisce a pieno colori e sapori della vita americana degli anni 40. Sbalordiscono le avventure di questi tre uomini in mare, come recita il sottotitolo citando Jerome K. Jerome, per tanti e diversi motivi. Per il livello culturale dei marinai, che magari sapevano a malapena scrivere, ma discettavano di marxismo, anarchismo, democrazia, liberalismo citando autori importanti e fondamentali, inconcepibile oggi, nell’era dell’incultura di massa, ad esempio. Ma anche per il taglio naturalmente hollywoodiano di alcuni episodi, accaduti realmente, ma che paiono essere usciti dalla fantasia di uno sceneggiatore di improbabili musical politici: il mio preferito, che mi ha fatto cascare la mascella dallo stupore, è quello in cui Woody, Cisco e Jim, dopo aver istruito i soldati che la loro nave sta trasportando verso la Normandia della presenza di alcuni bari a bordo, compaiono nell’enorme stiva dove sono ospitati i militari che i bari stanno inutilmente tentando di coinvolgere nel gioco truccato e, armati di chitarre, cominciano a cantare canzoni contro i bari, seguiti in coro dalle centinaia di commilitoni, che scacciano i truffatori a suon di musica. Una scena degna di Rock’n’roll High School. Ma è solo una delle tante. Belle le ricostruzioni della Sicilia e dell’Algeria appena liberate dagli Alleati.
Il libro nel 1997 ricevette l’“Indipendent Publishers Book Awards” come migliore autobiografia dell’anno. Ora si merita un altro premio: il vostro, con il vostro acquisto e l’immancabile apprezzamento che ne seguirà. Soldi ben spesi.
Articolo del
20/02/2013 -
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