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“La sconvolgente biografia del leader di Guns’n’Roses” promette il sottotitolo. In realtà non c’è molto di sconvolgente, in questa biografia, ma ciò non toglie che non sia ben fatta, tanto è vero che si presenta come la seconda edizione aggiornata dell’edizione 2009. E tanto più ben fatta perché, nonostante un’introduzione che secondo me è una finzione in stile “gonzo”, Ken Paisli in realtà è il nom de plume di un autore italiano (altrimenti non si spiegherebbe la presenza di informazioni su di lui solo in italiano. D’altro canto, anche altri autori Chinaski hanno nomi anglesizzanti, ma sono italianissimi, come F.T. Sandman, che è Federico Traversa, ed Episch Porzioni), che quindi ha fatto, e bene, quello che si deve fare e cioè documentarsi accuratamente in rete e sulla carta stampata, collezionando ogni notizia e particolare per costruire una biografia soddisfacente dell’artista in questione.
Obbiettivo raggiunto: il libro è dettagliato e illustra la vita del controverso cantante di una delle più controverse band hard rock, dall’infanzia tragicamente segnata prima dagli abusi sessuali del padre naturale e poi dal cieco fanatismo religioso del patrigno, cose che spiegano ampiamente il caratterino che il Nostro si ritrova. Quindi lo spostamento dalla natia Lafayette nell’Illinois a Los Angeles, dove il suo miglior amico dell’adolescenza, Jeffrey Dean Isbell, in arte Izzy Stradlin, si era trasferito in cerca di fortuna musicale; la militanza in piccole band di base, le alchimie tra gruppi, fino alla casuale composizione della line-up che sarà dei Guns’n’Roses per una mini tournée a Seattle. Da qui, passando per l’irresistibile ascesa della formazione originale fino alla sua forse inevitabile caduta (ovvero lo scioglimento), dovuta in gran parte alle bizze di Axl e alla dipendenza dalle droghe pesanti di Izzy, Slash, Duff, prima Steven e poi Matt, si arriva fino ai tempi di Chinese Democracy e del rifiuto del cantante di riunirsi agli ex-compagni di inizio anni 90 per la cerimonia di ingresso nella “Rock’n’roll Hall of Fame”. Tutto molto puntuale, ma non sconvolgente: gli unici aneddoti abbastanza gustosi sono quelli dedicati al rapporto tra Axl e la nonna di Slash, alla gara tra Chrisalis e Geffen per mettere sotto contratto i Guns, i gemiti sessuali di Rose finiti su Rocket Queen, la volta che Steven Adler spaccò la faccia a Nikki Sixx dei Motley Crue per rianimarlo, quella in cui Axl si buttò dal palco per prendere a pugni un motociclista che lo stava fotografando con troppa insistenza, l’altra in cui interruppe un brano, dal vivo, per insultare uno spettatore, e l’accenno alle feste dissolute dell’ultimo tour della formazione originale. Il racconto cattura sempre l’attenzione, ma per diventare sconvolgente avrebbe avuto bisogno di ben altre fonti, accessibili di prima mano e non nel modo (encomiabile) che ho descritto prima.
In definitiva un libro ben fatto, ma decida ognuno, in base al suo livello di conoscenza della storia dei Guns, se merita i suoi 18 euro.
Articolo del
12/04/2013 -
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