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Se un libro è in Top Five su Ibs, in Top Twenty su Amazon ed è già arrivato alla prima ristampa in poco più di un mese, non c’è dubbio: ha ragione lui (il libro) e hanno ragione loro (autori ed editore). D’altro canto, un volume che si propone di indagare, anche solo a livello elencativo, le connessioni tra “calcio e musica, passioni pop” per eccellenza (come recita il sottotitolo), si presenta fin dal titolo come estremamente intrigante. Se si considera che lo studio delle relazioni tra i due fenomeni è praticamente assente, perlomeno in Italia, si comprende bene come queste 192 pagine assurgano fin da subito allo status di pietra miliare.
E però questo è un libro che assomma tanti pregi così come tanti difetti. I pregi, oltre quanto ho appena detto, stanno nel minuzioso elenco di rapporti tra calcio e musica, indagati sotto vari punti di vista: le culture giovanili, i calciatori che si sono dati alla musica, musicisti che hanno tentato di darsi al calcio, canzoni d’amore per il calcio o di ammirazione per calciatori o squadre, rivelazione del tifo di questo o quel musicista per questa o quella squadra, interviste complete e ad hoc a Max Cavalera di Sepultura e Soulfly, Peter Hook di Joy Division, New Order e Monaco, Mark Greenway dei Napalm Death, stralci di interviste a personaggi come Mick Jagger, Noel Gallagher, Roger Daltrey degli Who, Michael Rother di Kraftwerk e Neu! (che rivela come gli algidi ritmi di Hallogallo furono ispirati dalle movenze del gioco del calcio), Jim Kerr dei Simple Minds e altri. Insomma, tanta roba. I difetti stanno innanzitutto in qualche clamorosa svista, come l’essersi dimenticati tra i brani dedicati al calcio da Antonello Venditti Roma (non si discute, si ama), inno del 1975, ben prima di Grazie Roma e Tradimento e perdono, dedicato ad Agostino Di Bartolomei, capitano suicida della Roma di Liedholm; Nessuno allo stadio di Elio e le Storie Tese (1994); Il problema di girarsi (2011) di Michele “Mezzala” Bitossi, tifoso del Genoa e così appassionato di calcio da meritarsi il soprannome virgolettato e da chiamare lo storico telecronista Bruno Pizzul per il suo video; o Garella, dedicato nel 2009 da Jocelyn Pulsar al portierone di Napoli e Verona, con tanto di comparsata nel video. Dimenticanze di un certo peso, data la presenza di una pletora di sconosciutissimi gruppi punk (genere però amato dai due autori) di cui si raccontano le passioni calcistiche. A p. 76 si parla per gli anni 60 di uno sconosciuto “neo beat”: mah! A p. 97 si afferma che Billy Bragg, songwriter inglese noto per la sua dichiarata e proclamata omosessualità, canta il suo amore per una ragazza (oibò!). Il thrash metal (metal martellante) diventa spesso trash metal (metal spazzatura). Richard Ashcroft dei Verve è presente in una foto che lo ritrae in tenuta calcistica negli spogliatoi del Manchester United, ma non è menzionato nel testo. Il nome di Morrissey (due esse) viene sempre scritto con una esse. E soprattutto abbondano le sgrammaticature, tra costruzioni verbali strampalate, periodi senza frase principale ai limiti della comprensibilità, errate concordanze tra singolare e plurale. Talora il discorso procede talmente a spizzichi e bocconi che viene il dubbio che siano stati dati alle stampe gli appunti di lavorazione e non il testo definitivo.
Devo dire di essere in possesso della prima stampa. Spero vivamente che la ristampa abbia rimesso a posto le cose, altrimenti, a dispetto delle classifiche, non mi sentirei tranquillo a consigliarvi di spendere 15 euro per un libro certamente interessante, certamente pietra miliare, ma altrettanto certamente realizzato male.
Articolo del
17/04/2013 -
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