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Da un po’ di tempo si stanno moltiplicando le uscite relative al composito fenomeno dei festival rock italiani degli anni 70, ed è un bene, perché è stato un fenomeno importante, estremamente connotativo di un’epoca e, purtroppo, perlopiù dimenticato. Se altri lavori, come quelli di Guarnaccia e di Pescetelli (di cui è compiuto solo il primo volume e si attendono ansiosamente gli altri due promessi) cercano di dare una panoramica generale del fenomeno concentrandosi sulle testimonianze d’epoca comparse sulla stampe o sulle memorie pubblicate in seguito, in cartaceo oppure on line, Bisceglie preferisce concentrarsi su un luogo e un’epoca particolari: Roma nel periodo 1970-1972, tra i festival di Caracalla e di Villa Pamphilij, come evidenziato dal titolo. Diverso è anche il metodo di ricostruzione storica: Bisceglie si affida alla memoria storica dei protagonisti, intervistati per l’occasione, e non solo sui singoli eventi, ma più in generale tendendo a riscostruire il mood dell’epoca, le vibrazioni del periodo, i suoni, i colori, i profumi, le utopie e gli scontri con la realtà dei protagonisti di una delle migliori stagioni del rock italiano.
Così si passano in rassegna tutti, ma proprio tutti: dai Pooh ai New Trolls, in un’epoca in cui questi due gruppi, pur contrapposti (spesso erano paragonati ai Beatles, i primi, e agli Stones, i secondi) erano comunque percepiti come parte di un’unica scena. Si intervistano manager, organizzatori, tecnici delle luci, giornalisti (Gianni Cipriani, Pino Tuccimei, Pepi Morgia e Fabrizio Zampa) e naturalmente musicisti (per i Pooh Roby Facchinetti e Stefano D’Orazio, quest’ultimo presente anche per i Punto insieme a Mario Bertolami; per il Banco Francesco Di Giacomo; per i New Trolls Maurizio Salvi e Gianni Belleno; Luciano Regoli per Raccomandata con Ricevuta di Ritorno e Ritratto di Dorian Gray, ai quali appartenne anche Claudio Simonetti, poi nei Goblin; per i Trip Joe Vescovi; per gli Osanna Lino Vairetti; Gianni Leone per il Balletto di Bronzo; Pasquale Venditto per i Forum Livii; Marco Zoccheddu per gli Osage Tribe; Alberto “Simon Luca” Favata per L’Enorme Maria; Alfio Vitanza e Marcello Della casa per i Latte e Miele).
Ne esce una panoramica articolata e varia che spazia non solo sulla scena della Capitale, ma su quasi tutta quella italiana. Il pregio del libro è di essere molto vivo; il difetto è che manca un inquadramento tanto dei due festival pop cui è dedicato quanto del periodo intermedio tra essi: e quindi risulta inevitabilmente dedicato solo agli addetti ai lavori. Peccato.
Articolo del
02/05/2013 -
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