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“Monade”, in triestino e in veneto (di cui il triestino è una variante fecondamente contaminata dallo sloveno) significa “sciocchezze”. E il sottotitolo di quest’opera è proprio Monade, robe serie e riflessioni rock’n’roll di un dj triestin a New York, El Grande Pomo in La Merica (“pomo” sta per “mela”, ma penso l’abbiate capito anche ad Aosta e Ragusa). Ma le monade di cui si parla sono come le nugae, le noccioline, le sciocchezze, le pinzillacchere, le cose insignificanti, di cui parlava Petrarca: con quelle poi ci ha fatto il Canzoniere. Vedete voi.
È un peccato che questo libro sia reperibile in libreria solo in Friuli Venezia-Giulia. È vero che la lingua in cui è scritto, un pastiche di triestino, italiano e inglese, non è universale, ma seguendo questo metro non dovremmo mai aver letto Gadda, visto Fo o ascoltato Califano. Capisco tuttavia che le difficoltà in cui si dibatte l’editoria sconsiglino l’osare di più, in un’epoca in cui i libri perlopiù si vendono solo se l’autore è famoso. E Ricky Russo famoso lo è di sicuro a Trieste, dove scriveva di musica sul quotidiano locale Il Piccolo, e a Capodistria (Slovenia) sulle cui radio e tv conduceva “In orbita”, trasmissione che è stata un po’ il corrispettivo attuale e italiano delle Sessions di John Peel alla BBC. Conosciuto, di conseguenza, Russo è anche tra gli addetti ai lavori della musica italiana, ma di certo non a livelli di massa. Fatto sta che il John Peel triestino, alla soglia dei 40 anni, ha una crisi depressiva e decide di andare a vivere per tre mesi a New York. Lì, a contatto con l’incredibile elettricità e positività del luogo, rinasce. E decide di tornare a vivere lì, nella terra delle possibilità, ottenendo un permesso di cinque anni. “Oibò”, direte voi, “e a me che me ne importa”. Importa, importa, perché qui il mezzo è il messaggio, più che mai. Per bon, for real nasce infatti dai post su Facebook che Russo ha scritto nei tre mesi della prima permanenza nella Grande Mela, pardon, nel Grande Pomo, che si sono guadagnati un seguito crescente per la loro bellezza, che non può essere disgiunta dal particolare pastiche linguistico in cui sono espressi. Il mix fra triestino, italiano e inglese, oltre a essere comprensibile da tutti (per i vocaboli più ostici ci sono delle simpatiche note a piè di pagina), è il perfetto corrispettivo espressivo di quello che viene narrato nel libro, ovvero le avventure a New York di un dj triestino. Ricky Russo forse non lo sa, ma il suo personaggio (cioè la trasposizione letteraria di se stesso) è un moderno Candido voltairiano, ma al contrario. Russo parte da un’Italia che rappresenta se stessa, pur con tutti i suoi difetti, come il migliore dei mondi possibili – e la demotivazione che questa autorappresentazione causa l’abbiamo tutti presente -, ma scopre che un altro mondo è possibile e, al contrario del personaggio di Voltaire, scopre che esiste anche il bene: una terra in cui la positività domina e in cui tutto è davvero possibile, se ti ci metti con tutto il meglio di te stesso, anche se nessuno ti regala nulla. Le cronache delle giornate di Russo a New York agli amici italiani e triestini sono sì esilaranti (leggetevi le lotte con gli squirells), ma anche una proiezione da un altro universo, le cui regole ci appaiono incomprensibili, così come agli amici americani di Russo appare incomprensibile la demotivazione che lui dice tipica dei triestini, ma che è ben italiana.
Per bon, for real è un libro che merita assolutamente: divertente e intelligente, scritta in una lingua fortemente espressiva, dimostrazione che sui social network può nascere qualcosa di profondamente bello (oltre che dotato di cervello). Compratelo: sono soldi ben spesi. E se non siete delle parti di Ricky, ordinatelo a mi@nativi.la. Altro che Fabio Volo e Jo Go Nights.
Articolo del
17/06/2013 -
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