Tutte le grandi esperienze iniziano con un viaggio. ”L'ultima Vacanza” è proprio questo, raccontato dalla superlativa penna di Gil Scott-Heron. È un libro di memorie, ma soprattutto è un'eredità culturale. Un ritratto del cambiamento di un paese contraddittorio come l'America. Lo spunto narrativo parte nel 1980, quando Stevie Wonder invitò Scott-Heron ad accompagnarlo in un tour: Hotter Than July, una serie di tappe attraverso il Paese in cui si promuoveva l'obiettivo di far diventare festa nazionale il giorno del compleanno di Martin Luther King Jr. Le splendide pagine autobiografiche ci fanno vivere e sentire quei momenti, come se fossimo lì in prima persona, piene di informazioni, sulla sua vita, sulla filosofia, sui diritti civili, messe su carta in maniera elegante e raffinata, in alcuni punti ironiche, mai crude. Gil Scott-Heron narra della sua infanzia con i nonni nel Tennessee al trasferimento con la madre a New York, una città che gli ha permesso di diventare un grande poeta, seppure non priva di difficoltà; il racconto non ha un filo cronologico, si sposta in maniera altalenante ma riesce comunque ad esprimere perfettamente il suo pensiero, attraverso le poesie, il vissuto di chi era presente quando vennero assassinati tre grandi della storia, che il mondo ancora rimpiange: Kennedy, King e John Lennon. Ma se davvero si vuole comprendere l'America di oggi, bisogna leggere “L'ultima Vacanza, A Memoir”, perché Scott-Heron ci ha permesso di essere testimoni di quel cambiamento a cui anche lui ha contribuito. L'ascesa di un ragazzo di colore divenuto poeta, narratore, musicista, autore di moltissime ‘spoken word’, testi profondi impregnati di politica, di realtà, di chi lotta per sopravvivere, ignorato dal Potere. La casa editrice LiberAria ci ha permesso di leggere un testamento intellettuale e sociale che altrimenti non avremmo mai potuto conoscere. I pensieri brillanti di un emblema dell'attivismo politico e culturale, definito il "padre del rap", a dimostrazione che le parole sono più potenti delle armi, perché ogni rivoluzione non può mai essere silente.
Articolo del
10/09/2013 -
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