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Era ora che qualcuno dedicasse il giusto tributo a una delle figure chiave degli anni ’70 italiani, ovvero Gianni Sassi, patron della Cramps Records, responsabile del lancio di Franco Battiato, Area, Eugenio Finardi, Alberto Camerini, Skiantos (per citarne solo alcuni), geniale pubblicitario e operatore di marketing culturale, copiato e saccheggiato a man bassa nei decenni successivi.
Maurizio Marino si cimenta con successo nell’impresa e delinea con dovizia di dettagli mai stucchevole l’opera di questo grande “comunicatore multimediale antelitteram”. Tra gli esponenti della branca italiana di Fluxus negli anni ’60 (Fluxus, per chi non lo sapesse, fu un movimento neodadaista nato in Germania che annoverò tra i suoi membri lo scultore belga Joseph Beuys, il compositore americano John Cage e l’artista giapponese a tutto campo Yoko Ono: la conoscete, per caso?), divenne nei ’70 il focus culturale di Milano, già allora capitale nostrana della pubblicità e della musica. Fondata assieme a Sergio Albergoni l’agenzia di grafica pubblicitaria Al.Sa., dà vita ad alcune spiazzanti campagne pubblicitarie, come quelle per le macchinine Polystil. Cercatele sul web: sono quelle con le parolacce (“Cretino”) e con Paola Pitagora, brava attrice di notevole popolarità dopo l’interpretazione di Lucia Mondella nello sceneggiato tv I Promessi Sposi (1967), nota anche ai più piccoli per le sue partecipazioni allo Zecchino d’Oro. È proprio lei a traghettare Sassi nel mondo della musica: fidanzata all’epoca con uno dei Giganti, complesso beat sui generis (del beat avevano davvero poco, musicalmente parlando), che, persa la popolarità, nel 1971 sta cercando di rilanciarsi con un’opera socialmente molto impegnata e musicalmente anticipatrice (per il nostro Paese) del prog come Terra in bocca, concept dedicato alla mafia. Sassi scrive insieme ad Albergoni i testi del disco, che verrà boicottato dai media causando lo scioglimento del gruppo, ma firma anche la sua prima copertina, la prima di una serie che connoterà in modo marcatissimo gli anni ’70 italiani (alla pari con quelle di Cesare Monti). Collabora quindi con l’etichetta indipendente Bla Bla Records, contribuendo alle copertine dei primi due album di Battiato ed al lancio dell’immagine del cantautore siciliano, che, complice la bontà della proposta musicale, per quanto d’avanguardia, lo porterà a una notevole popolarità già al secondo album (c’è chi dice che Pollution sia entrato in Top Ten e chi nega questo dato), con due iniziative: la famosa pubblicità dei divani Busnelli e il lancio di Pollution associato a quello di una nuova linea di piastrelle della Ceramiche Iris di Sassuolo. Da lì, l’idea di fondare una nuova etichetta, la Cramps, il cui primo obbiettivo sarà lanciare gli Area, con il cui cantante Demetrio Stratos Sassi intreccerà un’amicizia così stretta da decidere di chiudere con la musica all’indomani della morte del cantante greco.
Marino cataloga meticolosamente ogni prodotto dell’attività di Sassi, dai dischi con la Cramps, divisi in varie collane e di cui fornisce anche un breve descrizione del contenuto musicale, oltre che della parte grafica, agli happening situazionisti alle riviste “Alfabeta” e “La Gola”, da lui fondate, raccogliendo anche preziose testimonianze, anche (ingenerosamente) critiche (come quella di Sergio Baraghini di Stampa Alternativa, storico nemico di Sassi e della Cramps negli anni ’70, in nome di una purezza rivoluzionaria lesionista dell’arte e della musica) e mai inutili o meramente agiografiche. Se la catalogazione e la testimonianza appaiono i primi obbiettivi del volume in vista di studi futuri, Marino non rinuncia a una prima analisi critica dell’attività di Sassi, ad esempio individuando le grandi costanti della sua opera grafica: le fotografie Polaroid; gli oggetti trovati; gli elementi di realtà; il carattere Courier; gli accostamenti scioccanti; le cornici grafiche.
Ottimo punto di partenza per successivi studi su Sassi e la sua influenza, il meticoloso studio di Marino trova il suo valore più vero nelle parole di Franco Fabbri degli Stormy Six: “Quasi nulla è stato capito di quel periodo, soprattutto nel campo della produzione e dell’organizzazione culturale. Se a questi temi si fosse dedicato un millesimo del tempo speso per capire le dinamiche interne dei gruppi extraparlamentari, o i ‘misteri’ del caso Moro, ,la conoscenza – anche politica – di quel periodo ne sarebbe stata illuminata. Soprattutto, si ignorano i fatti...” Questo libro non è che un (luminoso) inizio.
Articolo del
01/10/2013 -
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