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Raccogliere materiale per un libro su Ritchie Blackmore, imprevedibile chitarrista alla guida di Deep Purple e Rainbow, deve esser stata un’impresa davvero sfiancante. Scrivere il report di questo lavoro, così fitto di notizie e particolari sulla sua vita artistica, lo è altrettanto. Le difficoltà, traduzione macchinosa e una serie davvero imbarazzante di ORRORI ortografici, hanno reso questa lettura un lentissimo calvario.
Concentrandosi sui lati positivi, ciò che rimane è un racconto minuzioso che va dai primi difficili anni di stenti e lavori malpagati fino allo splendore con i Deep Purple (e le varie Mark I-II-III) e l’incontro con Ronnie James Dio per i la nascita dei potenti Rainbow. Bloom indaga sul comportamento di Blackmore, con testimonianze dirette e interviste, riuscendo a creare uno squarcio attraverso cui potrete conoscere molti aneddoti sull’imprevedibile uomo in nero che, per vestiario, potrebbe tranquillamente sfidare guerra a Johnny Cash. Si va dalla sua passione per la spiritualità agli scherzi più atroci ai suoi compagni di viaggio. Dai bis non concessi a esibizioni in cui la velocità d’esecuzione e la pulizia non lasciavano spazio a dubbi su chi fosse il più grande chitarrista inglese in circolazione.
Blackmore è stato sempre uno dei personaggi più discussi del mondo musicale: la sua mancanza di tatto, il sarcasmo brusco e il totale disinteresse (leggi disprezzo) verso i media gli hanno attirato addosso le critiche più feroci. La capacità di tirare le fila attraverso sottili giochi psicologici (per avere l’ultima parola e il controllo maniacale su tutto), i licenziamenti non ortodossi dei musicisti alla sua corte e le liti quasi infantili con Ian Gillan e Ronnie Dio lo fanno apparire come un despota impazzito. Il suo disprezzo per chitarristi come Clapton e l’ammirazione per Jimmy Page e Jimi Hendrix lasciano emergere la profonda complessità dl personaggio in questione. La miriade di collaborazioni, fra cui Glenn Hughes e Coverdale tanto per citarne alcuni, e le testimonianze delle persone che ci hanno lavorato a stretto contatto vengono sommate a quelle di personaggi al di fuori del mondo musicale. Il quadro complessivo, ma non definitivo, permette d’intravedere l’influenza che questo sfuggente personaggio ha esercitato sul mondo musicale. Negli ultimi anni Ritchie sembra aver trovato un suo equilibrio, non sapremo mai quanto stabile, attraverso la passione per la musica medioevale, già presente in nuce nei primissimi lavori dei Deep Purple. Rifugiatosi in questo mondo, molto meno rumoroso e lontano dagli eccessi del rock, con la sua compagna di vita Candice Night, Blackmore è ora una quasi settantenne che suona ciò che lo rende sereno, vive di royalties che gli permettono una vita più che agiata e non vuol sentire parlare di Deep Purple né dei Rainbow. Man mano che gli anni passano la possibilità di rivederli sul palco si assottigliano a causa dell’età, dei loro ego giganteschi e della dipartita di personaggi fondamentali e insostituibili (Ronnie James Dio, Cozy Powell, John Lord) perché questo possa si possa realizzare.
In conclusione ciò che emerge è il quadro di un chitarrista dotato di uno spaventoso talento che a volte neanche lui ha saputo gestire correttamente. Sebbene la maggior parte degli intervistati tenda a non sopportare il suo atteggiamento, scambiato (non sempre a torto) per arroganza, saccenza e superiorità, alla fine in molti si troveranno d’accordo nell’affermare che Ritchie è una persona molto timida, capace di grandi gesti rivolti alla persone a cui tiene veramente. Inoltre tutte le scelte artistiche di Blackmore si sono rivelate quelle più giuste per lui e le sue band, ripagandolo alla grande anche economicamente.
Libro fondamentale se volete conoscere da vicino questo sfuggente e visionario genio della sei corde. Armatevi di una grande pazienza però, la lettura è davvero rallentata da una serie di vizi di forma.
Articolo del
03/12/2013 -
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