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“C’erano una volta le mode.....” oppure “Tutto quello che avreste voluto sapere sulle tendenze giovanili in Italia e non avete mai osato chiedere”. Due sottotitoli che non farebbero torto ad un libro, “Teddy-boys rockettari e cyberpunk”, concepito con l’intento ambizioso di ripercorrere quarant’anni di storia italiana attraverso le mode e le manie dei teen-agers nostrani. Niente paura però: bando alle nostalgie e ai tentativi di revival, Francesco Donadio e Marcello Giannotti (autori del libro) si sono cautelati da questo rischio in modo semplice. Il ritmo e l’impostazione del testo sono infatti tali da lasciare il piacevole dubbio che “teddy-boys rockettari e cyberpunk” debba rimanere sempre a portata di mano per qualche chiarimento sui risvolti più disparati che la cronaca musicale e di costume ci offre quotidianamente. Quindi ecco disponibile, ad uso del lettore più attento, una rassegna ragionata delle manie e delle tendenze del teenager italiano nel lungo dopoguerra, una vera e propria scorta di notizie e di “chicche” raccolte dagli angoli più remoti della storiografia musicale e della cronaca di costume dell’Italia che arriva fino alla descrizione degli eventi che fanno parte della storia più recente dei movimenti giovanili della penisola. I momenti più importanti della storia del nostro paese scorrono spesso in secondo piano rispetto a quei fenomeni del costume che hanno appassionato l’universo giovanile nell’arco degli ultimi quarant’anni. Un’ operazione descrittiva minuziosa questo “Teddy-boys rockettary e cyberpunk”, soprattutto per la sistematicità e la precisione di certi dettagli che affondano nelle pieghe più curiose della cronaca (chi avrebbe mai detto che il presentatore dei due concerti dei “diabolici” Rolling Stones a Roma il 5 e 6 novembre 1967 era Silvio Noto!!!!). Dal teddy-boy al surfista, l’adolescente italiano oltre a dover fare i conti con le influenze d’oltreoceano, riesce a sviluppare caratteri più “nostrani”: si ha così, nei primi anni ‘60, l’affermazione del “pappagallo” (fenomeno tipicamente italico) che spadroneggerà per anni come il simbolo incontrastato della spiccata tendenza dei giovani italiani nel mondo a molestare bonariamente le ragazze. Ogni moda e le più affermate tendenze giovanili sono esaminate singolarmente: una tematizzazione che se da un lato favorisce una consultazione schematica, dall’altro rende meno omogenea la lettura dei diversi periodi storici. L’impressione più netta è che chi leggerà “Teddy-boys rockettari e cyberpunk” potrà scoprire una interpretazione nuova e curiosa soprattutto delle fasi che ha conosciuto o vissuto personalmente. Il ritmo descrittivo è comunque incalzante: pescando a piene mani dalla storia del cinema, della musica e del costume, i due autori riescono in ogni periodo della narrazione a rendere leggibile lo scenario in cui gli adolescenti italiani hanno coltivato i loro sogni e le loro manie.
C’è spazio, nel corso degli anni, per l’approfondimento delle mode filo-anglofile (Beatlemaniaci e mods), dei movimenti legati alle tendenze politiche (il sessantottino e il giovane camerata), ma si riscontra anche un’attenzione per quelle forme di associazione giovanile più dispersive ma non per questo meno visibili (il borgataro, il ragazzo della parrocchia e l’intellettuale). Un abuso di categorie che sembra far parte di un tentativo voluto dai due autori di dare un corpo scientifico alle mode giovanili; una scelta pericolosa che potrebbe risultare stretta a qualcuno, oppure una provocazione verso quella “cultura globale” che sembra voler appiattire, ed in qualche modo eliminare, tutto ciò che è particolare. Una analisi più semplice è quella che, Francesco Donadio e Marcello Giannotti, si sono divertiti a spulciare in quarant’anni di cronaca italiana per illustrare come il teenager italiano è stato nel corso degli anni prima bistrattato, poi temuto ed infine lasciato al suo destino. Non c’è alcun dubbio che, tra le righe del libro, ci si imbatta in un numero imprecisato di amarcord, e che più di una volta si debba ineluttabilmente pronunciare il fatidico e malinconico “io c’ero”; eppure (anche se questo è il duro prezzo da pagare) non c’è un grande affollamento sullo scaffale di testi che affrontano, in maniera così completa, le vicende legate al mondo govanile dal 1950 ad oggi. “Teddy-boys rockettari e cyberpunk” non ha certo un’abizione propriamente enciclopedica, eppure può riservare più di una sorpresa a chi ha pensato di aver chiuso i ricordi in soffitta.
Articolo del
30/01/2002 -
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