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C’è un vecchio e splendido album delle Orme che ha un titolo che riassume in estrema sintesi il dibattito su ciò che affascina del rock: “Storia o leggenda”? Massimo Cotto risolve la questione con decisione: la leggenda. E lo fa da par suo: assemblando 575 brevi “storie rock” in cui, programmaticamente, si evita per lo più di far chiarezza su dove stiano verità e certezza. Ma questo, che sarebbe imperdonabile nell’ambito della storia del rock, non è un difetto nell’ambito della leggenda: è un pregio. Il fascino della leggenda è tale (si chiama “mitopoiesi”, in letteratura, e cioè “generazione di un mito”) che perfino i protagonisti del rock sono costretti a riconoscerlo: come Roger Waters, che, quando gli viene chiesto se veramente avrebbe fatto stampare la faccia di David Gilmour su centinaia di rotoli di carta igienica per servirsene, risponde di no, con estremo rammarico perché sarebbe stata un’idea fantastica. Il che dimostra come pure Cotto, che riporta diligentemente l’aneddoto, si diverta a smontare qualche bufala. Strutturato in brevi capitoletti, che quasi mai raggiungono una facciata di estensione e che sacrificano il materiale per i fan più accesi (ad esempio: chi sarà mai il manager che portò a cena i suoi due clienti Van Morrison e Bob Dylan? E dove e quando si sarà svolta questa glaciale cena in cui nessuno dei due spiccicò non dico una sola parola, ma un solo grugnito?) in nome della brevità e della concretezza, il libro appare la consapevole trascrizione delle puntate dell’omonima e benemerita rubrica di Cotto su Virgin Radio (“Rock Bazar”, appunto) e in questo ha almeno due dei suoi punti di forza: la leggibilità, figlia dell’inesauribile curiosità dell’appassionato anche generico di rock ma pure di gossip; e il non essere una lettura impegnativa. Dritto al sodo, “Rock Bazar” è un libro per ogni occasione: letto, divano, bagno, treno, autobus, corriera, metro, sala d’aspetto, panchina. Le storie sono spesso spassose. Quelle relative ad Anthony Kiedis dei Red Hot Chili Pepper toccano spesso il sublime: non saprei cosa scegliere tra la sua prima avventura sessuale (con la compagna del padre, su autorizzazione del genitore) e l’avventura con una groupies che gli si fa trovare in camera, si fa portare in tour e il giorno dopo gli rivela di essere ricercata in tutta la Louisiana, perché figlia del capo della polizia dello Stato, nonché minorenne. Io sarei morto. Lui è ancora qui. Altre volte si tratta di storie tristi, come quelle relative alle aggressioni subite da George Harrison o alla morte della giovane promessa del metal Randy Rhoads. Sempre comunque estremamente divertente, “Rock Bazar” spazia in un po’ tutti i decenni del rock, privilegiando però il periodo dalla fine degli anni ’60 ai ’90, che non solo è quello più ricco di grossi nomi che possono far correre all’acquisto, ma anche, probabilmente, il periodo di maggior fascino sul pubblico odierno e quello che corrisponde alla gioventù delle varie generazioni che ne sono i potenziali acquirenti.
Articolo del
16/06/2014 -
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