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Una storia come tante altre quella dei Dinosaur Jr: la noia della provincia americana, la monotonia della vita da adolescente, la sensazione (alimentata anche da una buona dose di autocompiacimento) di essere diversi dai coetanei, un po’ spostati, il desiderio di non conformarsi; la musica come rimedio a tutto ciò. Una musica che rispecchi questo contrapporsi “alla massa”, e quindi una combinazione di sonorità grezze, irruenti, in cui l’influenza fondamentale dell’hardcore punk è solo un punto di partenza per arrivare a una formula più personale che non perderà mai di vista la melodia, anche se sepolta sotto coltri di distorsione.
Sorprende però che a creare e a catturare su nastro i brani di album che avrebbero fatto scuola nell’indie americano sia stato un terzetto disfunzionale di nerd che davvero riuscivano a malapena a comunicare tra di loro. Una gavetta piuttosto lunga e la solita trafila: prove estenuanti, serate racimolate in giro per il Paese sotto la direzione dispotica di J. Mascis, un gruppo sempre più affiatato (beninteso, solo a livello musicale), il nome che comincia a circolare negli ambienti underground, il sostegno dei Sonic Youth, l’approdo a un’etichetta di culto come la SST, le tensioni interne che crescono con la fama, la disgregazione del nucleo originale e le reunion.
Dagli inizi con i Deep Wound (primi anni Ottanta) fino all’LP I Bet On The Sky (2012), questo libro (in inglese) meraviglioso pieno zeppo di fotografie, realizzato grazie al contributo finanziario di decine di appassionati della band, documenta la strada percorsa da Mascis, Lou Barlow e “Murph” tappa dopo tappa della loro carriera, affidando il racconto alle dichiarazioni con cui vengono commentate le immagini. La parte del leone la fanno i primi album, opere alle quali i Dinosaur Jr. debbono la reputazione invidiabile di cui godono nel panorama della musica indipendente un po’ ovunque.
Unico difetto del libro, proprio a volerne trovare, una trattazione concentrata quasi esclusivamente sulle sbalestrate dinamiche interne del complesso (conflitti, frustrazioni, estromissioni non annunciate) che di fatto relega le canzoni prodotte dai tre un po’ in secondo piano. Tuttavia, chi ha adorato dischi memorabili come You’re Living All Over Me, Green Mind e Where You Been e vuole approfondire la storia del gruppo farebbe bene a non lasciarselo scappare.
Articolo del
08/09/2014 -
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