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Il suo vero nome era Liliana Ropschitz, italiana di nascita ma originaria di una famiglia ucraina che si trasferì poi in Australia, a Brisbane, a causa della persecuzione degli ebrei nel periodo del nazifascismo. Una volta sul posto cambiarono anche il cognome, che divenne Roxon, dietro suggerimento della stessa Lillian che - dopo aver studiato all’Università di Sydney - cominciò a scrivere articoli per una rivista locale. Nel 1959 Lillian si trasferì a New York come corrispondente: scriveva di arte, di intrattenimento e di questioni legate al movimento femminista fin quando – intorno alla metà degli anni Sessanta - venne conquistata dalla Pop Music e dal nascente movimento hippie. Lillian era una assidua frequentatrice del Max’s Kansas City, un club che all’epoca era il luogo di ritrovo di Andy Warhol, Lou Reed, John Cale, Nico e Jim Morrison, ed era la fucina di tutto il Rock Underground. Entrò in contatto con diversi musicisti e cominciò a scrivere e a descrivere tale nuovo clima musicale – di cui intuiva l’eccezionalità e l’importanza - proprio nell’istante stesso che tutto questo accadeva. Si devono a lei infatti i primi reportage attendibili nell’ambito della musica Rock e Lillian divenne ben presto il punto di riferimento di un intero movimento culturale così carico di energia, così esaltante ed articolato che tutto chiedeva all’infuori di essere codificato.
Ebbene lei ci provò lo stesso e quei suoi articoli possiedono adesso il fascino di una primizia letteraria, di una purezza tale da essere giustamente considerata la base, il punto di partenza di tutto il giornalismo musicale odierno. Lillian era di almeno dieci anni più grande dei musicisti che andava a conoscere e a intervistare e si conquistò con il passare del tempo il soprannome affettuoso di “Mamma Rock”. Divenne amica di Linda McCartney dei Wings, del noto produttore Danny Fields e del chitarrista Lenny Kaye (fondatore del Patti Smith Group) e di David Bowie. Nel 1968 venne chiesta a Lillian la stesura di una sorta di 'Enciclopedia Rock', che venne poi pubblicata da Grosset & Dunlap l’anno successivo. Fu il primo lavoro del genere, un tentativo serio e al tempo stesso entusiasta di definire i contorni di un magma musicale incandescente ed in continua evoluzione. Il libro ebbe un grande successo nel 1969, ma proprio la stessa Lillian non era mai completamente soddisfatta del suo lavoro, tanto è vero che quando le fu chiesto di scrivere una introduzione all’edizione tascabile, pubblicata nel 1971, quasi si scusava di non aver potuto inserire nel testo originario gruppi nascenti come Crosby Stills Nash & Young, gli Who e i Led Zeppelin e - fra i nuovi vocalist - Iggy Pop. Lillian era malata di asma e le sue condizioni di salute si aggravarono molto nei primi anni Settanta. Lillian morì nel 1973, ad appena quarantuno anni d’età, nel suo appartamento di New York. Eravamo in piena epopea glam: la sua ultima live review infatti fu il concerto di Iggy & The Stooges al Max’s Kansas City, mentre la sua ultima segnalazione di un’artista emergente fu per Marc Bolan dei T. Rex.
Dopo tanto tempo è semplicemente incantevole andare a leggere la traduzione italiana (curata da Tiziana Lo Porto) dell’'Enciclopedia Rock' di Lillian Roxon con le sue prime definizioni del termine Acid Rock e lo spazio riservato agli Amboy Dukes di Ted Nugent, a Eric Andersen, agli Animals di Eric Burdon, ai Beatles e agli Stones, a Joan Baez, ai Blue Cheer, a Janis Joplin, a Jimi Hendrix (definito l’Uomo Selvaggio del Borneo che si mescola ad un damerino di Carnaby Street) ai Canned Heat, a Bob Dylan o ancora all’inizio del Rock Elettronico che Lillian fa risalire addirittura alla pubblicazione di 'Sgt Pepper’s Lonely Hearts' dei Beatles.
Tante le curiosità, molti gli spunti per una lettura “a ritroso” di un testo davvero importante, scritto da chi era dentro quel movimento e non - come accade invece adesso - da chi osserva criticamente, ma dall’esterno. Intuizioni lucide, talvolta profetiche, Lillian non sbagliava un colpo e sono sicuro di non sbagliare nel sostenere che la lettura di questo testo servirà anche per andare a riscoprire artisti del passato, ora dimenticati, che hanno gettato le basi della musica che ascoltiamo adesso. Da possedere.
Articolo del
24/10/2014 -
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