Quarto volume delle benemerita collana “Gli anni d’oro del rock”, scritto da Riccardo Bertoncelli con la collaborazione dei fidi Cesare Rizzi (“Cronologia 1967” e “Piccolo dizionario dell’underground britannico”), Franco Zanetti (“Lo strascico del Sgt. Pepper”) e Federico Guglielmi (“The Doors. Unforgettable Fire” e “I Think That Maybe I’m Dreamin’”, dedicato al Monterey Pop Festival), questo “1967, intorno al Sgt. Pepper” torna sul luogo del delitto. Non era nata la collana, infatti, con “Sgt. Pepper. La vera storia”, scritto a quattro mani con Franco Zanetti, esperto beatlesologo quanti mai altri (suo lo splendido “Il libro bianco dei Beatles”, uscito l’anno scorso)? Ma qui c’è molto di più.
Nella narrazione degli anni che trasformarono il rock’n’roll nel rock tout court, il 1967 non può certo ridursi al solo capolavoro beatlesiano, il disco per ascoltare il quale si dice che il mondo si sia fermato il primo giugno di quell’annus mirabilis. Cito a caso? Gli esordi di The Doors, Pink Floyd, Traffic, David Bowie, Leonard Cohen, Jimi Hendrix, Moby Grape, Ten Years After, Vanilla Fudge. Dischi fondamentali come “Magical Mistery Tour” dei Beatles, “John Wesley Harding” di Bob Dylan, “A Hard Road” e “Crusade” dei Bluesbreakers di John Mayall, “Buffalo Springfield Again” della band quasi omonima, “Easter Everywhere” dei 13th Floor Elevators, “Forever Changes” dei Love, “Disraeli Gears” dei Cream, “Mellow Yellow” di Donovan, “The Who Sells Out” degli Who, “Smiley Smile” dei Beach Boys, “Something Else” dei Kinks, “The 5000 Spirits Of The Layers Of The Onion” della Incredible String Band, "The Thoughts of Emerlist Davjack" dei Nice, “Days of Future Passed” dei Nice. E poi, la Summer Of Love di San Francisco (in realtà già avvenuta, come chiarisce e sfata Bertoncelli), il fiorire di festival come il “14 Hour Technicolor Dream” e di locali come l’UFO Club, le storie leggendarie degli arresti di Redlands e della persecuzione degli Stones, la morte di Otis Redding.
Insomma, l’anno di svolta del rock, in cui si gettano i semi dei mille fiori che sbocceranno negli anni successivi, con strascichi che arriveranno fino alla New Wave, grazie al disco d’esordio dei Red Crayola, “The Parable of Arable Land”, ignorato da tutti nel 1967, capofila di svariati generi dieci anni dopo. C’è spazio anche per un po’ di Italia, con gli esordi di De André e dei Nomadi e l’intervista conclusiva a Guccini di Bertoncelli, a 40 anni dall’Avvelenata (chi non sa, ricerchi), con l’autore che riesce a far dire al cantautore cose come “Blonde on Blonde non mi aveva molto ispirato” e “Ho il dubbio che i Rolling Stones sapessero veramente suonare”: in quel 1967, un pesce fuor d’acqua. Come l’Italia tutta, forse.
Alle meraviglie del contenuto si sommano quelle dello stile: pur nella varietà dei modi di raccontare il libro si legge sempre che è un piacere, con il timore reverenziale e il sentimento del sacro che si provano quando ci si accosta ai miti di fondazione. Compratene due copie: una per voi, l’altra da regalare per Natale.
Articolo del
01/12/2014 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|