Come i miei venticinque lettori forse hanno ben chiaro, non sono uno che fa sconti a nessuno. È proprio per questo che mi sento di spendere parole pesanti e importantissime per questo bellissimo studio di Ferdinando Molteni: molto probabilmente, il miglior libro di musica italiano degli ultimi 50 anni.
Lavoro serissimo, 'L’ultimo giorno di Luigi Tenco' non è un libro musicale in senso stretto. Non è una biografia, dato che si concentra, a dispetto del titolo, solo sull’ultima settimana di vita del cantautore. Non è un saggio musicale, perché punta a ricostruire i fatti. È invece un lavoro di detection, teso a fare chiarezza, nel modo più rigoroso possibile, sulle circostanze oscure e da sempre chiacchierate della morte di Tenco.
Molteni ha fatto semplicemente l’unica cosa che deve fare un bravo e coscienzioso giornalista: si è andato a rileggere tutto quello che è stato scritto e a rivedere e risentire tutto quello che è stato registrato durante quella settimana fatale e nel periodo immediatamente successivo. Un’indagine da un certo punto di vista logica, ma finora mai tentata, dato che anche i migliori libri sulla vicenda Tenco, coprendo tutto l’arco della sua esistenza, si sono impantanati nel vortice delle interviste a chi c’era fatte a decenni di distanza dai fatti. Ottimo e imprescindibile per le vicende biografiche generali, ma per condurre un’indagine poco produttivo, giacché la nebbia degli anni copre i ricordi. C’è un esempio principe: moltissimi tra quelli che c’erano affermano di ricordare benissimo l’esibizione televisiva di Tenco a quel maledetto Sanremo del 1967: ebbene, come ha potuto ricostruire Molteni, l’esibizione non è mai andata in onda in tv. La Rai ha interrotto la diretta un’ora e un quarto prima della fine della serata per trasmettere il documentario “Un giorno alle corse”: nel 1967, semplicemente, gli orari concordati erano ferrei. Tenco lo videro i pochi che erano in sala all’Ariston. Molti altri lo ascoltarono, verso mezzanotte, sul Secondo Programma di Radio Rai. Poi, il tempo che passa, la suggestione delle fotografie scattate a Tenco, che lo mostravano teso mentre cantava e ingaggiava una specie di sfida personale con l’amico Gian Piero Reverberi, che dirigeva l’orchestra e voleva eseguire Ciao amore ciao più veloce rispetto a come la sentiva il cantautore, hanno fatto il resto.
Non è che un esempio, insignificante, delle novità apportate dallo studio di Molteni nella vicenda Tenco. Si fa luce su molte cose: l’ambigua figura del commissario Molinari; il gruppo di amici che era con Tenco quella notte maledetta; il mistero delle due pistole di Tenco; la presenza a Sanremo di Lucien Morisse, ex marito e ancora impresario di Dalida, uomo collegato alla malavita e suicida, qualche anno dopo con una pistola dello stesso tipo che ha ucciso Tenco; il mistero dello spostamento del cadavere di Tenco, che non è mai avvenuto; l’intenzione di Tenco di tenere una conferenza stampa il giorno dopo, per denunciare il meccanismo delle selezioni sanremesi e annunciare il suo prossimo album, di cui esiste la scaletta.
Alla fine, la messe della documentazione porta a conclusioni inevitabili: Tenco non si è ucciso, ma è stato ucciso, probabilmente incidentalmente; e quella maledetta sera si è consumata una macabra messinscena. Per sapere chi e come, dovete leggere il libro. Che è quanto di più possa esistere alieno dal complottismo, visionario o no. Fidatevi. Il miglior libro di musica italiano mai scritto.
Articolo del
11/06/2015 -
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