Seconda parte del fortunato volume di Massimo Cotto, tratto dalla sua trasmissione di aneddoti del folle mondo del rock in onda su Virgin Radio. La formula è sempre quella, vincente: trascrizione pura e semplice dei testi trasmessi e propedeutici all’ascolto di un brano. Si tratta quindi di testi brevi, di lampi, flash che illuminano una situazione paradossale, eccessiva, folle oppure, secondo un’altra modalità di scrittura che Cotto mette in campo, procedono per accumulazione di dati e informazioni che riguardano diversi artisti, tenuti insieme da un esile filo: esemplare l’aneddoto n. 807, “Chiamate Moira”, dedicato alle ghost tracks più strambe mai registrate.
Sì, 807, perché stavolta ai 575 aneddoti del primo volume se ne aggiungono 425, per un totale di mille. O sarebbe meglio dire 999, visto che per una svista l’aneddoto 974 del secondo volume è identico (stesse parole) al numero 444 del primo (riguarda Wonderwall degli Oasis). Cose che capitano. Meno comprensibili altri tipi di svista. Per fare qualche esempio, nell’aneddoto 990 si definiscono “arancioni” gli Hare Krishna, ma gli arancioni sono invece i seguaci di Osho. Nell’880 si dice che i Rolling Stones, nel loro "Voodoo Lounge Tour" del 1994-95, hanno battuto il record stabilito da essi stessi con il "Forty Licks Tour": solo che quest’ultimo è del 2003. A volte si sente un po’ il fiatone (999 aneddoti sono tanti): è il caso della storia n. 987, che inizia parlando degli One Direction e, senza nessun nesso logico, finisce per parlare degli animali ospitati nella tenuta di Brian May dei Queen. È uno dei casi in cui la tecnica del discorso radiofonico si rivela poco azzeccata riportata su libro.
Si apprezza che a volte Cotto dichiari qualche aneddoto francamente poco credibile, contravvenendo a un proprio principio: mai smentire la leggenda, perché è la leggenda che conta nel rock, non la verità. Nel complesso il libro regge benissimo, sia chiaro: la formula della brevità è funzionale allo scopo: 'Rock Bazar' vuole essere il classico libro da comodino o da treno, da aprire anche a caso leggiucchiando qua e là. Sacrificando storie che potrebbero essere condotte per pagine e pagine (sul lato esoterico del rock, ridotto alle dieci righe dell’aneddoto n. 962, Enrica Perucchietti ci ha scritto due ottimi libri e sta per pubblicarne un terzo) alla ricerca dell’episodio e della battuta fulminanti, 'Rock Bazar' si configura come una sorta di “Libro di novelle et di bel parlar gientile” odierno. Fu la prima raccolta di racconti della letteratura italiana, alla fine del Duecento, e voleva raccontare piccole storie straordinarie, vere o inventate, che mostrassero come la capacità di aver la risposta pronta aiutassi a cavarsi dai guai. Analogamente, 'Rock Bazar' vuole raccontare un’epoca che non tornerà mai (e il suo bene e suo male) più risolvendo tutto nel motto di spirito e nell’episodio fortunato: una celebrazione di uno stile di vita, al di là del bene e del male. Funziona per tutti i palati, anche se i più esigenti cercheranno qualcosa di più.
Articolo del
12/10/2015 -
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