La collana “Sorbonne” di Clichy è fatta di brevi libretti di introduzione a un personaggio, che hanno il loro pezzo forte nel racconto del personaggio da parte di un autore in qualche modo importante. Questa volta non c'è nessun “in qualche modo”: chi introduce Modugno al grande pubblico che probabilmente lo ha dimenticato non è un giornalista o un critico o un generico addetto ai lavori, ma è Don Backy, uno dei primi cantautori indipendenti (fu nel Clan di Celentano).
Posto tra una biografia introduttiva, una bella raccolta di foto, discografia, filmografia e bibliografia su e di Modugno, il breve saggio di Don Backy racconta molte cose interessanti. Innanzitutto la definizione di Modugno come di vero padre dei cantautori italiani, cosa che dovrebbe essere scontata, ma non lo è affatto, giacché l'inizio della canzone d'autore viene fatto risalire o alla scuola genovese o all'invenzione della definizione di cantautore da parte del discografico RCA Vincenzo Micocci, che ne parlò a proposito di Gianni Meccia. Don Backy motiva la sua affermazione: la primogenitura spetterebbe a Modugno non solo in termini cronologici, ma anche per le sue radici italiane e non di importazione (la scuola genovese, com'è noto, guardava soprattutto alla canzone francese, anche se non solo).
Altra innovazione di Modugno, ben prima di Celentano, il cantare non solo con la voce, ma con il corpo, cosa estranea al bagaglio del Bel Canto nazionale, che prevedeva un'interpretazione accorata sì, ma nella voce, mentre il corpo doveva rimanere compassato e negato in un atteggiamento da recital di arie d'opera. I temi tratti dalla quotidianità, le arie melodiche semplici strutturate s armonie altrettanto sempici furono poi motivi portanti della sua nazional-popolarità in senso gramsciano ed herderiano: poeta e musicista del popolo che ritrae situazioni e sentimenti del popolo, li mette a fuoco e li restituisce al popolo fatti arte. Vari ricordi personali e i diversi momenti in cui fu composto, a quattro mani con Migliacci, il testo di Nel blu dipinto di blu completano il piccolo saggio intitolato, giustamente, 'La rivoluzione del canto'.
Che dire? Libretto positivo, con spunti interessanti: in definitiva un buon viatico ala conoscenza di Modugno, un po' perduta, banalizzata dalla volgarità dello stravolgimento di Meraviglioso fatta dai Negramaro. Può essere un'idea regalo.
Articolo del
09/12/2015 -
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