Dopo aver definitivamente dichiarato finita l’avventura con gli Stooges, Iggy Pop ha pensato bene di concedersi un anno fuori dalle scene e di assoluto riposo. Siamo nel 2015 e Iggy si limita al ruolo di “speaker” per la BBC6, stazione radio londinese per cui conduce diversi programmi di retrospettiva musicale. Ma l’Iguana, the Man of Detroit, sta già lavorando in segreto a quello che sarebbe stato il suo ultimo album, il suo canto del cigno. Il disco esce il 18 marzo del 2016, si intitola 'Post Pop Depression' e - con grande sorpresa - scopriamo che è stato realizzato insieme a Josh Homme, il leader dei Queens Of The Stone Age. La parte finale della registrazione è avvenuta proprio al Rancho de la Luna, nel deserto della California, a casa di Josh. L’album è a dir poco bellissimo: in poche settimane passa in testa alle classifiche di Billboard ma, a parte questo, è un vero piacere ascoltarlo. Niente più proto punk o incursioni metal, ma un album di canzoni rock molto solide e intense, che affondano le radici nella musica psichedelica, che risentono dell’incontro con Homme, ma che ricordano molto anche gli anni trascorsi da Iggy con Bowie a Belino. Non a caso nel tour subito successivo alla pubblicazione dell’album vengono inseriti nella setlist brani tratti da 'The Idiot' e da 'Lust For Life', dischi firmati da Iggy, ma prodotti da David Bowie.
Il DVD che vi presentiamo ci offre la riproduzione integrale di uno dei concerti più attesi del Post Pop Depression Tour, quello del 13 maggio 2016 alla Royal Albert Hall di Londra: un luogo mitico adatto a un personaggio leggendario della storia del Rock. L’evento è sold out da diverse settimane, c’è il pubblico delle grande occasioni ad acclamare Iggy Pop, 69 anni compiuti, un sopravvissuto? Forse, ma uno con tanta energia in corpo da fare invidia a pseudo-rocker molto più giovani di lui.
Si parte subito alla grande sulle note di Lust For Life e di Sister Midnight, due vecchi brani ma in perfetta sintonia con le nuove canzoni. La sala è buia, Iggy chiede un po’ più di luce, saluta il pubblico e lo riempie di “Fuck!” prima di lasciarsi andare ad alcune confessioni personali: “Ho lottato tanto, tutta la vita fino al punto che adesso non so più neanche cosa cazzo ci sto a fare qui! Ma voglio sapere almeno dove si trova il mio Valhalla!!!" E via con le note ventrali di basso che introducono American Valhalla, un brano nuovo, dotato di un groove fantastico!
Prima di continuare a scrivere, va ricordato che l’Iguana è accompagnato sul palco da una band davvero straordinaria: Josh Homme, chitarra elettrica e voce, Dean Fertita, anche lui dei QOTSA, alle tastiere, Matt Helders degli Arctic Monkeys, alla batteria, Matt Sweeney al basso e Troy Van Leeuwen alla chitarra e al sintetizzatore. Probabilmente il semplice fatto di lavorare con gente nuova e con musicisti di questo calibro (tutti del giro delle “desert sessions” di Homme) ha dato nuova linfa a Iggy Pop che non smette di saltare in lungo e in largo sul palco della Royal Albert Hall, eccitato come neanche fosse all’inizio della sua carriera!
La scaletta del concerto prevede ancora una alternanza di brani “berlinesi” (Sixteen, Some Weird Sin, The Passenger, Funtime, Tonight, Mass Production, Nightclubbing, Fall In Love With Me, una fantastica versione di China Girl e la riproposta dopo tanti anni dal vivo di Baby) e di canzoni tratte dall’ultimo album (In The Lobby, German Days, Gardenia, Sunday e Break Into Your Heart), ma l’atmosfera rimane la stessa, intensa ed oscura, e gli arrangiamenti sono tali che non si percepiscono affatto i trentanove anni trascorsi da allora! Da ricordare anche la nuova versione di Repo Man un brano del 1984 che Iggy incise per la colonna sonora del film omonimo di Alex Cox.
La parte finale dello show è - se possibile - ancora migliore di quanto ascoltato fin qui: Chocolate Drops e Paraguay in rapida successione, ci regalano il nuovo Iggy, un uomo finalmente maturo, ma ancora carico di tensione, sempre in cerca di risposte, che non nasconde la sua insoddisfazione e che è capace di regalarci nei testi momenti di vera “street poetry”. In particolare è sulla bellissima Paraguay - una ballata da brividi che contiene un furibondo crescendo, una invettiva cosmica - che Iggy rivela quanto sia ormai stanco di come vanno le cose, di voler mettersi in viaggio verso la terra dei “perdenti”, di non voler più aver a che fare con gente di merda, dalla doppia faccia, che fa buona mostra di sé, che possiede tutte le conoscenze, tutte le informazioni, ma non ha un’anima. Non a caso Paraguay fa rima con “Goodbye”: che sia davvero l’ultimo atto dell’Iguana di Detroit? La cosa sembra probabile anche se quando c’è di mezzo Iggy – non si può essere sicuri di niente. Il tour di 'Post Pop Depression' non è mai sbarcato in Italia e difficilmente la cosa accadrà in futuro, quindi cercate di procurarvi almeno questo concerto in DVD (esce a fine ottobre) perché è un documento imperdibile e ci permette di rivivere uno show di grande levatura, frutto di un connubio - quello fra Iggy Pop e Josh Homme - perfettamente riuscito. Da possedere.
Articolo del
11/10/2016 -
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