Mafia, servizi segreti, brevetti militari: chi l’avrebbe mai detto c’entrassero qualcosa con la musica? Per la verità, di qualcosetta si sapeva: tipo l’amicizia di Frank Sinatra con diversi esponenti di Cosa Nostra. E difatti, visto che di Frank Sinatra si sapeva già, in questo bel saggio di Michele Bovi vi si accenna solo. Non è un peccato, visto che di sostanza ce n’è davvero tanta, tratta dalle diverse trasmissioni tv che l’autore ha curato per la Rai negli anni, specie da “Segreti Pop”.
L’inizio è dedicato alla Mafia, che ha messo le mani sulla musica più volte, partendo dal tentativo di estorsione praticato ai danni di Enrico Caruso nel 1903, passando per il patrocinio esercitato su cantanti e musicisti italiani in tour negli Usa, che partiva spesso da ammirazione per gli artisti, ma che poteva trasformarsi in un abbraccio mortale, come accaduto a Rossano, cantante melodico calabrese che probabilmente si è lasciato coinvolgere nel traffico di droga, pagando qualche sgarro con la vita. Tante le storie sbalorditive. Per citarne qualcuna: il festival nel New Jersey a supporto di due diversi politici appoggiati da due famiglie rivali; il tentativo della Mafia di mettere le mani, professionalmente parlando, sui Rokes, finito per lo scioglimento della band; l’incredibile epopea di Joe Adonis, efferato criminale e al contempo appassionato manager e discografico, che, confinato in Italia, lavorò con Dori Ghezzi e cercò di lanciare Mina negli States; il coinvolgimento di Tony Renis, che cercava di avere una parte in “Il padrino” di Francis Ford Coppola. Si passa ai servizi segreti, particolarmente interessati agli ambienti ribelli di rock’n’roll prima, beat poi e infine progressive. E qui troviamo un ex partigiano, agente prima degli Inglesi, poi dei Servizi italiani, che segue da vicino la scena milanese del rock’n’roll; gli intrecci tra Piper Club e ambienti nostalgici del fascismo; la RCA italiana infiltrata da agenti CIA; un agente dei servizi segreti americani che suona il rock ed è proprietario di una tipografia a Roma dove vengono stampate riviste musicali, quotidiani arabi, il quotidiano della sinistra rivoluzionaria “Lotta Continua” e periodici neofascisti; l’incredibile storia di Enrico Rovelli, anarchico del circolo della Ghisolfa (quello di Valpreda e Pinelli, ingiustamente coinvolti nella strage di piazza Fontana) e proprietario di locali storici del rock, che per non avere problemi accetta di fare l’informatore della polizia; la preoccupazione dei servizi Usa per la richiesta di soggiorno negli States di Lucio Battisti.
Con l’esile trait d’union dell’amicizia pericolosa di Franco Califano con Francis Turatello, il volume si diffonde poi sul mondo delle orchestre da ballo italiane del Secondo dopoguerra, uscendo forse dal seminato, ma rimanendo sempre interessante. Ma questo capitolo serva poi da introduzione per quello finale sull’epopea di Cinebox e Scopitone, due juke-box per filmati delle canzoni inventati negli anni Sessanta e che non riuscirono a farsi spazio. Si trattava dello sviluppo civile di un brevetto militare. Le aziende produttrici cercarono l’ultima spiaggia dall’altra parte dell’Atlantico, ma finirono, inconsapevolmente, nelle mani della mafia: tra diffidenza della discografia e indagini della polizia, tutto finì in una bolla di sapone.
Bel libro, interessante, appassionante, elegante nella confezione, foriero di curiosità e risvolti che non si leggono altrove. Consigliato.
Articolo del
23/02/2017 -
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