Dello stesso autore dello stimolante anche se non imprescindibile “Dylan. Disco per disco”, uscito in Italia sempre per Il Castello, viene ora ripubblicato il suo volume dedicato ai Led Zeppelin, datato 2008 e già edito in Italia nel 2009 da Rizzoli.
L’approccio è lo stesso: una collezione di testimonianze coordinate da Bream, con schede su ogni disco e approfondimenti dedicati ad aspetti particolari della vita di una delle band più leggendarie di sempre. Ma qui tutto è perfetto. L’opera scritta non è un mero supporto alla parte visiva, ma entrambe vivono di vita propria trovando una splendida integrazione.
A immagini rare e inconsuete se ne accostano di classiche; alle informazioni fondamentali sulla band, necessarie per chi si accosti timidamente al suo universo sondando un po’ più in là di Wikipedia (che peraltro nella fattispecie offre voci abbastanza approfondite), se ne alternano altre di più sfiziose, talora in grado di sorprendere anche chi ritiene di aver letto abbastanza della storia degli Zep.
Locandine, biglietti, foto della band dal vivo, in studio, in giro per l’orbe terracqueo contribuiscono a far respirare profumi ed effluvi del tempo che fu tanto quanto testimonianze inedite in Italia come quelle tratte da “Stairway To Heaven: Led Zeppelin Uncensored” del loro tour manager Richard Cole. È un memoriale sconfessato e definito inattendibile dagli Zep (che peraltro affermano di non averlo nemmeno letto...), ma le pagine citate nel testo di Bream hanno tutto il sapore della verità e della verosimiglianza.
Belle le interviste a chi c’era, come parte dell’entourage degli Zep (l’addetto stampa Danny Goldberg, ad esempio) o del pubblico (le future star hard rock Ann e Nancy Wilson, leader delle canadesi Heart). Interessanti gli approfondimenti non scontati, come quello sulle chitarre di Jimmy Page (d’obbligo, invece, ma pur sempre interessante, quello sull’interesse per l’occultismo di Page). Preziosa l’intervista integrale che William S. Burroughs, l’autore de “Il pasto nudo”, fece a Jimmy Page nel 1975 per “Crawdaddy”.
Una sicurezza la presenza tra i traduttori di Riccardo Bertoncelli, che garantisce un italiano corretto e scorrevole. In definitiva, un libro non certo esaustivo (non è questo ciò che si propone di essere), ma che mi sento di consigliare a tutti
Articolo del
07/04/2017 -
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