Dopo che l'eco dello sparo del Remington cominciò a propagarsi tra migliaia di giovani, ciascuno ha cercato a suo modo delle risposte, fatto domande, scavato nella vita di Kurt Cobain. Quello che forse era stato uno dei più influenti e carismatici artisti del xx secolo, improvvisamente, non c'era più, rimanevano solamente le sue canzoni, le sue parole, ora inni generazionali da cucirsi addosso come fossero una seconda pelle. Difficile dire cosa davvero risiedesse nel profondo di Cobain, cosa si celasse dietro quegli urli al vetriolo, dietro gli eccessi di droga ed alcool, dietro un'insofferenza che anno dopo anno crebbe fino a rompere il fragile involucro che la conteneva.
Andrea Biscaro ha voluto, in questo romanzo storico pubblicato da Caissa Italia, provare a dare un punto di vista inusuale, lasciando al lettore l'uscio socchiuso, con un'occhiata che partisse dalla fine per poi tornare all'inizio, un pellegrinaggio circolare che guardasse dentro le fratture del corpo e dell'anima di Kurt. Il racconto si apre infatti sull'epilogo che tutti conosciamo, sulla disperazione di un uomo ormai arrivato al limite, solo, che si ritrova a vagare sperduto nella enorme villa al numero 171 di Lake Washington Boulevard, nella città di Seattle. Fino a che, toccato il fondo, arriva a cedere alle lusinghe di quel misterioso compagno, Bob o Boddah, che ciclicamente tornerà a far capolino nella narrazione, assaggiando di volta in volta un boccone sempre più grande della vita e della volontà di Cobain. Ed è come se, nel momento esatto dello sparo, si riavvolgesse di colpo la musicassetta della sua intera esistenza fino ad Aberdeen, ai primi traumi per il divorzio dei genitori, alla marijuana, alla vita di strada e sotto i ponti, alle accuse di vandalismo per le scritte contro l'omofobia. Ogni capitolo è un passo in avanti verso la ciclicità del cerchio, ed è incredibile pensare a quanti luoghi e a quante persone un artista di appena 27 anni possa aver incrociato lungo il suo breve ma intenso cammino.
Krist Novoselic, Dave Grohl, Courtney e la piccola Frances, sono solo i principali comprimari di un'esistenza dettata dall'urgenza, di cantare così come di amare, in un connubio fatto di continui alti e bassi, di decisioni giuste e sbagliate, di un successo dissonante, mai accettato. Biscaro riesce a parlare per e con Kurt, e lo fa con uno stile diretto, secco, spesso duro, con i dialoghi che arrivano a spezzare l'incomunicabilità delle tante facce di Cobain. In diversi frangenti vengono alla mente scrittori come Bret Easton Ellis, Chuck Palahniuk, Charles Bukowski, e si avverte una sinergia di stili che fanno ergere l'intero romanzo a noir contemporaneo e tipicamente d'oltreoceano, pur restando intimamente italiano nel pulsare caldo delle sue parole.
In un baleno ci si ritrova a divorare le 208 pagine che compongono il racconto, a volerne ancora, pur sapendo che non ci saranno seguiti, nessun secondo atto, ma solo il ricordo di un Kurt che si è quasi toccato, leggendo l'epitaffio della sua storia, ma non della sua memoria.
Articolo del
19/01/2019 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|