Avevamo già avuto modo di apprezzare il talento e la scrittura di Sergio Gilles Lacavalla in occasione della pubblicazione di Rockriminal, un sorta di Bibbia del rock decadente e malato, all’interno della quale venivano raccontate nei dettagli le gesta autolesioniste e ribelli di numerosi personaggi del punk rock. Musica estrema, senza compromessi così come le scelte esistenziali di quei protagonisti.
Sulla traccia di quel libro ci troviamo adesso a raccontarvi di Moonlight Motel, Paris, dello stesso autore, questa volta un romanzo vero e proprio, un noir visionario, volutamente folle ed eccessivo che si legge tutto d’un fiato.
Protagonisti la giovane Jeanne che una sera davanti alla tv si identifica con la Jeanne d’Arc del film di Luc Besson e chiede a Gilles de Rais - dissoluto e senza scrupoli, ma anche lui assetato di giustizia - di aiutarla a mettere fine ad una relazione fatta di violenza e di soprusi che subisce da tempo. Segregata in casa, picchiata e abusata sessualmente da un marito che “la scopa, ma non la ama”, la nuova Giovanna d’Arco ha una missione da compiere: mettere fine a tutto ciò che c’è di sbagliato, di profondamente ingiusto nella sua esistenza e non importa se dovrà sporcarsi le mani, dovrà uccidere per raggiungere il suo scopo, per conquistare la sua personalissima città di Orleans.
Tutto si svolge all’interno e nelle strade adiacenti ad un ideale Moonlight Motel, a Parigi e la narrazione è un crescendo visionario fatto di sesso, violenza, sangue e musica sparata forte, ad alto volume. Scorrono fiumi di nomi e una grande quantità di citazioni tratte da canzoni di Nick Cave, di PJHarvey, di David Bowie, di Lou Reed, dei Depeche Mode, dei Doors e degli Spiritual Front di Simone Salvatori, che si mescolano insieme a titoli come “Betty Blue”, “L’Amour Braque” o ancora “Christiane F. - Noi i ragazzi dello Zoo di Berlino”, film che hanno fatto storia per la generazione che ha vissuto gli anni del Punk o subito successivi ad esso.
Il testo è decisamente ben scritto e la lettura procede senza pause. Momenti aulici, decisamente intensi, frutto di una poetica decadente che conduce a frasi del tipo “Voglio vedere le parole sciogliersi da sole nella pioggia portandosi via il loro significato”, si alternano a passaggi più grand-guignol là dove “un ufficiale infila la canna della pistola nel culo di una ragazza mentre lei sta facendo un pompino a due soldati .
La ragazza muore nello stesso momento in cui lui eiacula e Gilles gli taglia il cazzo..” Il tutto va comunque visto nell’ottica di un uno “stream of consciousness” libero da qualsiasi indicazione morale, se non quella che è giusto uccidere quando si devono mettere a posto quei comportamenti e fatti criminali che hanno generato tanta violenza. Un flusso di coscienza inarrestabile, in cui Sergio Gilles Lacavalla infila tutte le sue numerose ed importanti influenze musicali, cinematografiche e letterarie, come Mishima, per esempio, in un vortice di citazione e di rimandi che talvolta arricchisce la narrazione, in altri casi invece la rende più pesante. Romanzo oscuro, ma di certo affascinante, che potrà anche far discutere, senza però far venir meno il talento e le capacità visionarie dell’autore
Articolo del
08/04/2020 -
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