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Quando nell’ambito musicale nascono delle tendenze ovvero delle mode, oppure, inaspettatamente, si impongono degli stili, capita nella stragrande maggioranza dei casi di unirsi ad essi, nella buona come nella cattiva sorte, senza peraltro andare ad indagare cosa in realtà si nasconda dietro le manifestazioni più appariscenti del fenomeno. Nulla invero nasce per caso. TRANCE & DRONES non è certo una novità editoriale. Pubblicato per la prima volta nel luglio 1996 dalla Castelvecchi editrice, porta la firma di due valenti saggisti ed esperti musicali: Gino Dal Soler, giornalista e collaboratore radiofonico, ed Alberto Marchisio, curatore di sonorizzazioni per installazioni e mostre. Il libro è comunque, a dispetto degli anni, una fonte davvero inesauribile di informazioni per chi voglia accostarsi per la prima volta al mondo della musica e della cultura alternative ed è indirizzato altresì a quanti, cultori e non cultori, intendano spingersi oltre un approccio semplicemente nozionistico ed introduttivo, alla ricerca di una comprensione più approfondita e specialistica. “Tecnosciamani, etnodeviazioni, ritual, post-industrial, psico-acustica, esoteric music, canto armonico, electronics, trance-ambient”, in altre parole, un percorso creativo trasversale, orientato ad un pubblico quanto mai eterogeneo: è quanto ci promette di investigare ed approfondire il libro. Il fenomeno non va visto, sembrano suggerirci gli autori, esclusivamente dal punto di vista del prodotto finalizzato alla fruizione, ovvero il mercato musicale, con relativa diffusione di mode e tendenze. Bisogna indagarne anche il cosiddetto “background culturale”, l’humus gestativo che sottintende ai processi. E’ lecito, in questa prospettiva, parlare di musica d’avanguardia, con riferimento a quell’intricato groviglio di ricerche e sperimentazioni compositive, esplorazioni di messaggi e nuove sonorità, campionamenti ed effetti speciali operati nel corso degli anni dai musicisti più attenti ed innovativi. Trattasi, vieppiù, di una complessa quanto ardita parabola “interiore”. L’obiettivo consiste appunto nel comunicare il “nuovo modo di sentire” attraverso la musica: in altre parole, l’invito al viaggio attraverso l’estasi del suono e la trance del ritmo. Appare dunque evidente come dietro un fenomeno di così vasta portata siano state etichettate esperienze fra le più disparate, dalla New Age di più largo consumo, caratterizzata da stereotipi compositivi alquanto prevedibili e manieristici, al più raffinato jazid. Per non parlare delle complesse alchimie e contaminazioni di generi del chill-out. Il fenomeno di cui parliamo, anzi, costituisce la base di partenza di tutte o quasi le più recenti voghe musicali, il master tape per eccellenza. Ampio spazio viene dunque dedicato all’introduzione nella musica del computer e delle nuove tecniche digitali, le cui potenzialità non solo ampliano l’orizzonte espressivo degli artisti, ma li “sganciano” dai tradizionali processi di composizione e produzione, per cui diventa sempre più realistico poter produrre musica in proprio, all’interno delle proprie abitazioni private, in modo del tutto indipendente dai condizionamenti del mercato e delle grandi majors discografiche. Il libro offre in sostanza un’ampia panoramica dei percorsi creativi che hanno più intensamente influenzato la scena musicale a partire dagli ultimi anni ’80, non tralasciando di approfondire il contributo di precursori ed innovatori quali Brian Eno o Steve Roach e spingendosi fugacemente a riscoprire le “radici” lontane nel tempo, in primis Jimi Hendrix e Grateful Dead, tanto per intenderci. Il tutto, infine, è esposto in una prosa piacevole ed accattivante che ci conduce alla scoperta di un mondo, se così si può dire, “sospeso fra i suoni”, scivolando fra passato, presente e futuro all’interno di coinvolgenti loop musicali ed insolite partiture, atte ad impreziosire ed arricchire il nostro bagaglio culturale nonchè spirituale.
Articolo del
03/06/2002 -
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