Incensata un po’ ovunque come autobiografia crudissima e memorabile scritta da Mark Lanegan, “Sing Backwards and Weep - A Memoir” si rivela in realtà opera piuttosto monotona in cui la musica, benché presente, sembra relegata a un ruolo secondario.
Veniamo a sapere degli artisti che hanno influenzato il cantante (Wipers, Nick Drake, Leadbelly, il Van Morrison di “Astral Weeks”, i Suicide dell’album “A Way of Life”, gli adorati Gun Club di “Fire of Love”, “Miami” e “The Las Vegas Story”); dei rapporti burrascosi negli Screaming Trees, il gruppo che, di fatto, lo ha lanciato; delle strade intraprese durante la sua carriera, il cui percorso è segnato da incontri, collaborazioni mancate o solo ipotizzate, e legami stretti con altri colleghi del “giro” (come Kurt Cobain, o Layne Staley degli Alice in Chains).
La narrazione è però incentrata su vicende che riguardano le dipendenze di Lanegan. Con sincerità spietata, l’autore racconta gli anni passati a sballarsi, a spacciare, ad allacciare relazioni spesso mirate alla soddisfazione di bisogni incontrollabili (stordirsi con superalcolici, drogarsi e avere rapporti sessuali).
Un abbandono totale e sistematico a pulsioni e tendenze autodistruttive che, oltre ad avergli fatto perdere numerose occasioni, lo ha trascinato più volte a un passo dalla rovina. Le pagine in cui il cantante racconta di essersi ridotto a vivere come un vagabondo che sopravvive grazie ai pasti di una mensa per poveri sono forse quelle che più colpiscono il lettore.
Tuttavia, gli eventi si ripetono stancamente. Lanegan bazzica i bassifondi delle città per reperire droga. Lanegan spaccia. Lanegan frequenta canaglie. Lanegan viene eccitato sessualmente da quasi tutte le donne che incontra, di solito più che disponibili (e non solo dopo che si è esibito sul palco). Lanegan se le porta a letto, oppure si masturba pensando a loro (insistendo sul tema “onanismo”, ci fa sapere anche di essere stato un accumulatore di materiali pornografici). Lanegan è perseguitato dalla sfortuna. Lanegan è vessato dai poliziotti perché è un tossico, lo sanno tutti.
Franchezza da elogiare? Storie del genere faranno accrescere la nostra ammirazione, o turberanno la nostra sensibilità? Ci faranno arrossire?
Per non parlare della presunzione con cui l’autore esprime giudizi, fa allusioni o lancia frecciate ai colleghi dell’industria discografica, a cominciare dagli stessi Screaming Trees, criticati radicalmente. Nomi e cognomi vengono forniti con grande disinvoltura: c’è il pervertito che gli si struscia addosso mentre lui dorme; c’è il trafficante di stupefacenti; ci sono quelli che lo vogliono truffare, o si approfittano di lui; i musicisti insignificanti; l’elenco è corposo.
Alcuni momenti catturano l’attenzione, bisogna dirlo, però appaiono saltuariamente nelle 332 pagine del libro (recensiamo l’edizione in inglese): la lungimiranza con cui Lanegan prevede un futuro luminoso per gli ancora sconosciuti Nirvana; la perlustrazione della casa di Cobain, che, scomparso, verrà ritrovato suicida nell’unica stanza in cui non sono andati a cercarlo; il concerto dei Galaxie 500 grazie al quale Lanegan capisce che si può suonare dal vivo senza essere assordanti, e ammaliare il pubblico; il dileggio che riserva a Liam Gallagher degli Oasis, pallone gonfiato attaccabrighe; l’amicizia con Jeffrey Lee Pierce, e la lezione sulla composizione ricevuta dal frontman dei Gun Club.
Ciò nonostante, nella sovrabbondanza di aneddoti e dettagli (un paio di pagine sono dedicate alla descrizione del suo pene in condizioni disastrose), delude la scelta di trascurare l’approfondimento delle proprie canzoni. Lanegan non ci svela niente, e non si prende neanche la briga di citare tutti gli album registrati da solista. Anche alla scena musicale in cui si è sviluppata la sua carriera è concessa scarsa attenzione.
Un vero peccato. Abbiamo acquistato ‘Sing Backwards and Weep - A Memoir’ convinti di essere messi a conoscenza, almeno in parte, di fatti o spunti che avevano ispirato l’autore a comporre i brani, alcuni splendidi, da lui incisi in tre decenni. Ci siamo ritrovati tra le mani, invece, lo spaccato di vita privata di un artista bohémien costituito da una lunga sequenza di sbronze, amplessi, sniffate, pere e, talvolta, scazzottate. La musica? Una spinta propulsiva per il cantante; un obiettivo a cui si è aggrappato per sopravvivere, ma che qui ha lasciato inspiegabilmente sullo sfondo
Articolo del
28/10/2021 -
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